di Claudio Vergnani - pagine 389 - euro 11,90 - Dunwich Edizioni
"Lovecraft's Innsmouth" è stato solo un assaggio, gustoso ed esaltante senza dubbio, ma incompleto. Però grazie a dio, o meglio a Cthulhu, Vergnani ci ha regalato la versione extended delle peripezie di Claudio e Vergy che in questo romanzo continuano e si arricchiscono di nuovi intriganti dettagli.
Scrivere un libro a tematica lovecraftiana senza banalizzare o copiare ciò che è stato già scritto, o peggio ancora scimmiottarlo, è un'impresa a dir poco titanica, ma è Vergnani ci è riuscito raccontandoci una storia che non deluderà nè i suoi fan nè gli appassionati del Solitario di Providence.
Come con i vampiri de "Il 18° vampiro" Vergnani ha avuto il talento, e il coraggio, di riscrivere con successo, a modo suo, uno dei più importanti archetipi della letteratura dell'orrore. Cosa non da poco.
Lovecraft a parte, ripeto anche i lettori più esigenti apprezzeranno la rilettura dell'autore modenese, la forza di questo romanzo poggia soprattutto sui personaggi, confezionati talmente bene da sembrare reali, e una prosa meravigliosa che mescola alla perfezione ironia, azione, turpiloquio, citazioni dotte con l'horror più puro. Tra l'altro nel libro vi sono momenti di alta tensione da manuale, due per l'esattezza, che letteralmente tengono incollati alle pagine. Se poi tutto questo non vi basta, compreso nel prezzo, chiude il romanzo l'ottimo noir "E a volte si muore" che in qualche modo prosegue le avventure degli squattrinati protagonisti di Lovecraft's Innsmouth.
In conclusione, signori miei, siamo di fronte al miglior libro uscito nel 2015. Da leggere assolutamente.
Voto: 8/9
[Alessandro Balestra]
Incipit
Pioveva a dirotto; fango misto a cemento e intonaco gocciolava dalla struttura in costruzione, rendendo scivolosi i pavimenti sconnessi. Non per questo i lavori si erano fermati.
Nonostante indossassi il mio pesante Stockman australiano, sotto i vestiti erano fradici. Andare su e giù per le scale di un palazzo di quindici piani in costruzione con un sacco di cemento in spalla, se non altro, mi manteneva caldo. Il che non significa che la rottura di coglioni fosse minore. Il mio Casio - che a onta di tutti gli sbattimenti degli ultimi anni funzionava ancora - mi diceva però che il turno di lavoro stava finendo. Mi presi una piccola pausa abusiva per festeggiare.