di Claudio Vergnani - pagine 544 - euro 14,00 - Gargoyle
"... sbarco il lunario uccidendo vampiri. Non è un compito difficile, ed è sempre
meglio che lavorare. lo e i miei compagni li distruggiamo durante il giorno, mentre
dormono il loro sonno di morte, nascosti nei loro miserabili covi. Non possono reagire. Un
paio di colpi di mazzuolo ed è fatta. Forse non è il mestiere più bello del mondo, ma
è facile e socialmente utile. Non occorrono coraggio o particolare determinazione. Non
serve essere animati dal sacro fuoco della giustizia. Serve solo un po' di pratica e tanta
disperazione.
Per certi versi è come la disinfestazione di topi o insetti: fai quello che
devi fare, sopportando il disgusto, e poi te ne torni a casa. Sempre che non si finisca
per esagerare, per passare la misura. Il problema è che non sapevo che esistesse un
confine. L'ho saputo solo dopo averlo oltrepassato. E, a quel punto, tornare indietro non
era più possibile..."
Alla Gargoyle, casa editrice specializzata nel genere horror, fanno sempre le cose con
classe e precisione. Bisogna riconoscerlo.
Nel 2007 pubblicò "La ragazza dei miei sogni", di Francesco Dimitri, e fu
probabilmente il romanzo horror dell'anno. Questa volta pubblica "Il 18°
vampiro", dell'esordiente modenese Claudio Vergnani che
sarà, almeno per quel che mi riguarda, il romanzo horror più importante del 2009.
Commentare un libro così ricco e ben scritto è sempre un compito difficile. Beh,
proviamoci.
"Il 18° vampiro" è una storia di ammazzavampiri italiani (ambientata perlopiù
a Modena), con protagonisti una squadra male assortita di "cacciatori"
improvvisati, sul libro paga di una misteriosa donna conosciuta come "l'amica".
A capo di questa squadra, insieme all'amica, abbiamo il protagonista (e principale voce
narrante), Claudio, ex impiegato (di non si sa bene cosa), ex manovale e ora sfaccendato
killer di mostri zannuti a tempo perso. insieme a lui c'è Vergy, ex parà, ex mercenario,
l'uomo d'azione del team, un gigante sboccato e cinico, vera "spalla" di
Claudio.
Con loro c'è poi un variegato gruppo di vampire-hunter: un giovane giocatori di scacchi
col vizio delle canne, un albanese squattrinato, un ex attore porno, un disoccupato
cronico e via dicendo. Personaggi minori (chi più chi meno) che però compongono alla
perfezione il mosaico del romanzo.
Contro di loro, appunto, i vampiri. Creature notturne, crudeli e "aliene", vale
a dire ben poco inclini a patteggiare con gli umani o a mimetizzarsi con loro,
frequentando locali alla moda e licei. Cose che infatti non fanno.
I vampiri di Vergnani vivono con la sola prospettiva della caccia notturna, rifugiandosi
di giorno in case e palazzi abbandonati, vecchi acquedotti, cisterne in disuso, porcilaie.
In loro, salvo eccezioni, non c'è nobiltà né dignità: sono parassiti luridi, a volte
appena senzienti, che pensano più che altro a nutrirsi e a sopravvivere. Caratteristica
di queste creature è che di giorno sono paralizzate in uno stato comatoso, risultando
così molto facili da uccidere, mentre di notte sono quasi indistruttibili e dotati di
forza sovraumana.
La prima parte del libro ci introduce a questa lotta tra poveracci: da una parte gli
umani, disadattati cronici, che uccidono i non-morti come se fosse un lavoro simile a
tanti altri, e dall'altra i vampiri, esseri crudeli e al contempo incomprensibili.
Quando però gli ammazzavampiri cercheranno di approfondire le ricerche sui non-morti,
cercando di capire se hanno un capo, una strategia comune e degli obiettivi, scopriranno
che in effetti non tutti i succhiasangue sono creature poi così patetiche e bestiali.
Nella seconda parte del libro (forse la più riuscita in assoluto), assistiamo dunque
all'esplorazione da parte dei nostri eroi di uno sperduto paesino sui colli modenesi, in
cui si cela un covo di vampiri. E infatti è così, come scopriranno a loro spese. In un
maniero chiamato "La Rocca", apparentemente trasformato in un luogo di ritrovo
per festini a base di sesso ed emozioni forti, vive una creatura conosciuta come il
Maestro, che è tutto fuorchè arrendevole e stupido.
Proprio un passaggio di questa seconda parte del libro è a mio parere uno dei gioielli
narrativi del romanzo: la fuga notturna dalla Rocca, a piedi tra un bosco e poi su strade
deserte, coi vampiri alle calcagna.
La terza parte del libro, dopo vicissitudini varie, si trasforma in un vero e proprio
horror catastrofico, che richiama ad echi di "Io sono leggenda" e "La notte
dei morti viventi". Non desiderando spoilerare troppo, mi fermo necessariamente qui.
Lo stile di Vergnani è del tutto coinvolgente e azzeccato. Utilizzando un linguaggio non
certo da catecumeni, riesce a farci entrare in sintonia coi disgraziatissimi protagonisti
del romanzo. I momenti di ironia e humor nero, di cui dobbiamo ringraziare soprattutto
l'erculeo Vergy, non intaccano comunque il potenziale horror della storia, che è di
altissimo livello.
Ci sono scene e situazioni che passando dal brivido puro all'orrore inteso in senso fisico
(morti atroci, mutilazioni, antropofagia, e via discorrendo). Tuttavia Vergnani riesce
quasi sempre a sfuggire all'utilizzo dello splatter fine a se stesso, dosandolo invece
laddove serve ed è necessario. Non di meno, l'autore riesce comunque a regalarci
citazioni elevate, descrizioni molto accurate e un utilizzo dei flashback appropriato ed
"elegante".
I protagonisti sono francamente irresistibili, nella loro sfigata testardaggine nel voler
cacciare creature che nemmeno capiscono e comprendono. C'è poco di eroico nella loro
crociata, ma riescono comunque a essere "eroi dei poveri", ben lontani dalle
figure azzimate e perfettine dei tanti ammazzavampiri a cui il cinema ci ha abituato.
Claudio, il protagonista principale, ricorda molto Nick Stone, l'ex commando inventato
dallo scrittore Andy McNab. Come lui è un perdente nato, senza obiettivi e senza futuro,
ma coriaceo e irresistibilmente simpatico. Perfino il suo impacciato amore per
"l'amica" riesce a renderlo ancora più simile a uno di noi: sfortunato,
confuso, preso a botte dalla vita ma ancora capace di provare un sentimento da liceale,
così fuoriluogo nel contesto brutale della lotta coi non-morti.
Infine (anche se le cose da dire sarebbero davvero tante), in tutto il romanzo aleggia una
brezza piacevolmente anarchica, con una critica velata alla nostra bella società, in cui
la maggior parte di noi lavora come asini per poi "adorare auto, troie e soldi",
come dice uno dei vampiri del libro.
E quindi, anche se sembrerà banale, alla fine chi sono i veri mostri?
Romanzo promosso. Da acquistare assolutamente.
Voto: 8
[Alessandro Girola]
Incipit
Circa due chilometri a piedi lungo un sentiero sterrato che si inoltra verso le
casse despansione del fiume.
Zaini in spalla, procediamo in silenzio, Giorgio ed io. Lui davanti, con il suo spolverino
alla Texas Ranger che per qualche ignota ragione gli è tanto caro, io con la mia vecchia
giacca di tela. Gli stivali calpestano foglie secche, rametti, ghiaia e tanta polvere. Qua
e là ancora fazzolettini di carta, e qualche pagina strappata da una rivista
pornografica. Segni di presenza umana. Più avanti, quando il terreno si farà melmoso,
non ci saranno più neanche quelli.
Dopo la chiusa camminare si fa più faticoso. La primavera è appena iniziata ma
nonostante la fitte fronde dei salici tengano a bada i raggi del sole pomeridiano il caldo
è già opprimente e le zanzare si impegnano per romperci le palle, scornate solo in parte
dal repellente.
La fatiscente casa cantoniera è appena oltre un dosso, di là da unansa del fiume.
È come ci era stata descritta dallamica.
Scendiamo nel fango, attenti a non scivolare.
La porta metallica, completamente arrugginita, è socchiusa.
Dentro è buio, perché le finestre sfasciate sono sigillate da vecchi cartoni. Puzzo
dumidità, di marcio, di piscio, dintonaco e legno ammuffiti.
Giorgio estrae dalla tasca la Mag-lite da 42 cm e ne gira il fascio intorno. Sudiciume,
ragnatele, muri scrostati. In un angolo una vecchia poltrona sbrindellata. Contro un muro,
un tavolo senza una gamba.
Sul pavimento orme recenti nella polvere.