di Claudio Vergnani - ebook - euro 0,99 - Dunwich Edizioni
Si trattava semplicemente di accompagnare il professor Franco Brandellini (questo il nome del cliente) per una settimana in una cittadina per turisti sulle coste del Massachusetts, dove era stata ricostruita a uso e consumo dei gonzi (questa invece la spiegazione di Vergy) la Innsmouth del racconto "The Shadow Over Innsmouth" di H.P. Lovecraft. Il nome della struttura era, nella sua grande originalità, "Lovecraft’s Innsmouth".
«Insomma», spiegò Vergy, «hanno costruito questa specie di Disneyland che rispecchia pari pari la città del racconto. Catapecchie cadenti, vicoli, l’albergo schifoso, la chiesa dell’ordine di quel... come si chiamava quello stronzo con le squame con il quale i cittadini stringono il solito patto blasfemo?» (Amazon.it)
Leggere questo racconto lungo di Claudio Vergnani è stato come poter riabbracciare nuovamente un vecchio amico che non si vedeva da tanto tempo. E' stata un'emozione poter vedere ancora all'opera il "buon" vecchio Vergy e l'inseparabile Claudio, la coppia mal assortita de "Il 18° vampiro", alla prese con una nuova avventura a tinte "lovecraftiane". Un mix semplicemente superbo visto che amo alla follia Lovecraft e Claudio Vergnani, un artista che scrive in modo magistrale e che riesce a fondere turpiloquio estremo, comicità dissacrante e atmosfere horror da manuale. "Lovecraft's Innsmouth" è quindi un piccolo gioiellino da leggere assolutamente, peccato solo che finisca troppo presto.
A questo punto non ci resta che pregare Dagon e Cthulhu affinchè Vergnani possa regalarci in tempi brevissimi un nuovo romanzo, il più lungo possibile!
Voto: 8,5
[Alessandro Balestra]
Incipit
Pioveva a dirotto; fango misto a cemento e intonaco gocciolava dalla struttura in costruzione, rendendo scivolosi i pavimenti sconnessi. Non per questo i lavori si erano fermati.
Nonostante indossassi il mio pesante Stockman australiano, sotto i vestiti erano fradici. Andare su e giù per le scale di un palazzo di quindici piani in costruzione con un sacco di cemento in spalla, se non altro, mi manteneva caldo. Il che non significa che la rottura di coglioni fosse minore. Il mio Casio - che a onta di tutti gli sbattimenti degli ultimi anni funzionava ancora - mi diceva però che il turno di lavoro stava finendo. Mi presi una piccola pausa abusiva per festeggiare.