Patine di
roccia modellano antiche vette mentre il dolore stratifica lento sotto le mie unghie.
Unghie di dita antiche che scavano nei crani molli di cadaveri ancora caldi.
Uncinano dolori. Li estraggono dai brandelli dei pensieri che si affievoliscono e muoiono
tra le volute grigie da cui generano e li schiantano con forza nelle menti vergini.
Io, il satiro immortale che cattura il dolore della morte, assaporo la bava gialla della
sofferenza e insinuo la lingua lubrica in ogni feto nascente.
Anche tu fosti toccato, non ricordi, eri piccolo, ma amami sempre per tutto il dolore che
ti ho donato.