Gli occhi
molli e lacrimosi di lui scivolano rotolando sul pavimento di legno e tracciano umide scie
gialle indifferenti alle due ombre cave che abbandonano cieche.
Il piede nudo di lei con intenzione birichina, li preme schiacciandoli con un morbido ploop.
-Ho scritto tutto quello che mi avete ordinato, adesso basta.
Implora Dante congiungendo le mani in una preghiera inutile.
-Non ce la faccio più a sopportare la vostra presenza- Continua con lultima goccia
di orgoglio ormai esaurito. -Non posso resistere oltre alla vista dei vermi che vi
masticano le guance e al rumore delle ossa che si spezzano. E poi lodore di
putrefazione col quale appestate laria mi uccide! E forse questo che volete?
-Il tuo compito è finito- Biascica lui tra gli spuntoni marci dei denti e il moncone
della lingua roso dalle larve di mosca.
-Sei stato un ottimo scrivano, vedrai che si ricorderanno di te per quello che hai fatto.
-Si ricorderanno di te certamente- Interviene lei trattenendo a stento col moncherino
scarnificato di una mano losso mandibolare disarticolato dal cranio spelacchiato.
-Ma si ricorderanno anche di noi!
La risata di lei è solo un gorgoglio grumoso in una gola sfondata, e poi è lui che
affonda i denti neri nella carne flaccida di lei, due corpi morti che si divorano a
vicenda.
Rimane Dante lo scrivano, con la sua capacità unica di portare in vita dei corpi morti,
con la sua ambizione di diventare un grande scrittore, e con la disperazione di chi ha
azzardato oltre al consentito dalla leggi della natura.
Ai suoi piedi i resti imputriditi del vecchio poeta-macellaio della borgata soprannominato
Virgilio uniti agli avanzi del corpo morto dellamata Beatrice, e sul piano di legno
il manoscritto del poema che cambierà la concezione della morte e della vita che verrà.