Pulcino nero

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2005 - edizione 4

Jaddinedda zoppa zoppa, quantu pinni teni ‘ncoppa?...

 

Paese dice Rocco cervello come quello gallina.
Paese no buono con Rocco e Rocco no giocare altri bambini.
Rocco tutto giorno giocare galline, parlare galline, chicchi gialli a galline.
Rocco no felice sempre.
Papà cattivo galline amiche Rocco. No uova, papà picchiare Rocco.
E tirare collo galline. Rocco triste e piange.
Ieri pollaio nato pulcino nero nero.
Rocco nascosto paura papà uccide. Pulcino nero strano.
Pulcino nero parlare dentro testa Rocco...

 

E' il sole cocente di un mezzogiorno aspromontano quello che filtrando attraverso le tavole del pollaio, con la stessa meticolosa perizia di un raggio laser, martella all’altezza degli occhi il viso di Don Paolo. L’uomo si sveglia e ci mette un pò a capire che prendere le uova non è più il suo scopo.
Il suo unico scopo adesso è spiegarsi perché si ritrova con i polsi legati ad una tavolaccia dietro la sua nuca e le gambe legate caviglia contro caviglia.
Ha dolore alla testa. Il dolore di un colpo secco come quello di una vanga.

La sua vista annebbiata si concentra sul coltellaccio che suo figlio Rocco brandisce, poi le sue pupille rimangono stregate dalla visione di un gallo nerissimo che zampetta a pochi centimetri dal suo ventre.
Un gallo con due occhi che a fissarli si scorgono le fiamme dell’inferno.
Rocco apre la gabbietta e tutte le galline adesso scorrazzano attorno Don Paolo.
L’uomo non si capacita.
Mentre qualche gallina gli imbratta i pantaloni di merda, bestemmia, poi quando il figlio gli incide bruscamente l’addome, urla e inizia a pregare ad alta voce.
Rocco gli vuota un sacchetto di chicchi gialli sulla ferita.
E le galline si avventano beccando come avvoltoi.
Chicchi gialli e budella, budella e chicchi gialli.

 

... e ni teni vintiquattru, una, dui, tri e quattru.

Francesco Donato