Chiazze
rosse sulla neve bianca.
Il sangue trabocca dai lembi frastagliati della ferita fresca. Le gocce cadono lente
allargandosi sul terreno coperto di neve. La spessa coltre attutisce i miei passi pesanti
e acceca i miei occhi stanchi.
Il freddo non riesce a soffocare il dolore. Urlo. Affondo la fronte insanguinata nella
neve. Non cè pace, la neve è nellanima il dolore è nel cuore.
...
-Sei malato! Non discutere, ti porto dal dottore giù in paese.
-No, è inutile, non cè cura per il mio male, lo dicono i racconti dei vecchi.
-Ma piccolo mio cosa dici! Stai delirando. Sono giorni che non esci di casa, è vero che
cè brutto tempo, ma non ha ancora nevicato.
-Non deve nevicare mamma!
-Ma perché? Anzi, guarda fuori adesso, che bello! Si vedono già i primi fiocchi che
scendono, guarda fuori!
La mangiai, ero piccolo ma la mangiai con gusto. Raschiai le sue dura ossa con i miei grossi denti dellinverno.
...
Ero arrivato casualmente alla caverna, durante il mio girovagare estivo di bambino, allinseguimento di qualche obiettivo infantile dimenticato poi nella confusione della mia vita successiva. Lui era lì, accasciato a terra. Una massa enorme di peli puzzolenti. Pensai che fosse un animale morto e mi avvicinai spavaldo. Gli occhi che si sollevarono dalla pelliccia scura incrostata di sporco, chiedevano aiuto. La mano dagli artigli gialli che mi graffiò il polpaccio nudo, implorava pietà.
...
Sollevo la mia faccia pelosa dalla neve, mi tocco ancora la fronte
ferita durante linutile tentativo di difesa della mia ultima preda e urlo. Urlo per
scacciare via le parole di terrore delluomo che ho appena divorato: Yeti! Yeti!
Urlo per la sofferenza. Urlo per la neve che è nellanima. Urlo per il dolore che è
nel cuore. Urlo perché ho di nuovo fame.