Quello che era successo era sconosciuto forse anche a Dio.
Luomo era sudato, i vestiti logori si appiccicavano alla sua
pelle: un miscuglio di sangue e sudore. Nella mano sinistra, un fucile.
Stava salendo le scale del faro.
Affannava.
La cittadina era andata oltre. Le persone, almeno quelle che sopravvivevano in
condizioni decenti, si erano tramutate in mostri.
Adesso, quelli che molti chiamavano zombie, ma che lui preferiva chiamare morti senza
sonno, stavano facendo a pezzi persone, per semplice gusto di ucciderle.
Se voleva rimanere vivo, doveva raggiungere il controllo della luce del faro ed attivarla,
nella speranza che la nave militare ancorata da qualche giorno al largo, vedendola,
potesse salvarlo.
Fu in quel momento, che una mano gli agguantò la caviglia. Il cuore sobbalzò nel petto.
Sotto di lui un morto senza sonno lo guardava con occhi spenti, ma assetati di
sangue. Dalla bocca non usciva nessun suono. Si accorse che aveva la gola completamente
aperta, probabilmente dal morso di un altro come lui.
Laltra mano dellessere lo agguantò al polpaccio.
Luomo ritrovò il coraggio e gli puntò il fucile dritto alla faccia.
Fece fuoco.
Lessere venne letteralmente spazzato via, il volto maciullato. Il suono, nel
silenzio del faro, rimbombava da una parete allaltra.
Raggiunse il quadro elettrico. Con mani tremanti, azionò la leva che permetteva di
accendere la luce. Un ronzio vibrò nellaria e la luce si accese. Forse la
fine era vicina.
Cinque ore dopo, la nave militare si mosse in direzione del faro.
Luomo sorrideva, convinto che quella follia potesse avere finalmente una fine.
Non poteva sapere che tutto era partito da quella nave. Da un esperimento finito male. E
non poteva sapere che quella nave era piena di morti senza sonno.
Quello che stava per succedere era sconosciuto forse anche a Dio.