“Mamma, posso tenerlo?”
“Mamma, posso tenerlo?”. Erano state le parole di suo figlio, mentre le esibiva un gattino rachitico e macilento, trovato chi sa dove.
Lei gli aveva detto distrattamente di sì, fissando quel corpicino scheletrico. Poi, approfittando dell’assenza del figlio, che era andato a giocare a casa di un amico, aveva gettato quel mucchietto malridotto di pelle, ossa e peli in un cassonetto, senza lasciarsi impietosire dal flebile miagolio che usciva da quella bocca gracile.
Non avrebbe mai potuto sospettare che quella notte avrebbe rivisto la stessa bocca, spaventosamente più grande, tornata per divorarla.