Biografia a cura di Francesca Santucci
"Son io, son solo, sono una moltitudine, il nulla e l'aurora!"
E questa la frase che campeggia sul sito dello scrittore siciliano (padovano
d'adozione) Antonio Messina (www.antoniomessina.com),
a convalida dellideale manifesto programmatico della sua scrittura, incentrata sulla
consapevolezza in chi scrive (Son io), per passione/vocazione/predestinazione,
dellindividuale destino di solitudine (son solo), al quale riesce comunque a trovare
scampo, inventando innumerevoli storie animate da folle di personaggi diversi (sono una
moltitudine), trasfigurando, camuffando, sublimando le minime vicende personali (il
nulla), in trame esistenziali, in sospensione tra la fantasia e la realtà, entro cui
riversare sempre qualcosa di sé, facendo confluire le emozioni più profonde che
albergano nel cuore e le perplessità che agitano il turbinio della mente, dilatandosi in
mille altre vite, e ciò è illusorio ma consolatorio, presagio di nuove speranze
(l'aurora), varco e scampo, giacché, come dice lautore: Quando fra le cose reali
non si riesce a trovare un respiro, forse è più conveniente consultare il mondo
dell'immaginazione e provare ad essere felici dentro un'illusione. Esemplari in tal senso
sono i due racconti qui presentati, maturati e scritti in tempi e momenti diversi:
"L'ombra nella bottiglia" (del settembre 2004), più intimistico, pur se
riferito ad una piaga sociale (l'alcolismo), incentrato sullabbandono damore,
l'altro, di più ampio respiro, "La marea" (del gennaio 2005), ispirato dal
drammatico evento dello tsunami. Antonio Messina non è, infatti, uno scrittore sensibile
ed attento soltanto alle urgenze individuali, ma anche agli accadimenti esterni, non
poteva, perciò, non essere turbato da un evento tanto drammatico che ha scosso le
coscienze di tutti, scardinando, probabilmente in chiunque, certezze e sicurezze,
riconfermando la fragilità e precarietà dellesistenza in questo mondo che continua
ad esserci ignoto, nonostante i voli nello spazio. Perciò, dopo aver sedimentato
linfausto accadimento negli anfratti più reconditi di se stesso, ha, poi, avvertito
l'urgenza di convertirlo in racconto, imprimendo un originale tocco personale in
trasfigurazione quasi fantasy, immergendolo in unatmosfera di sospensione che, come
un velo impalpabile, avvolge la storia, quasi a voler mitigare l'effetto disastroso della
mostruosa ondata, che non ha drammaticamente nominato, ma che, in maniera quasi familiare,
ha voluto chiamare "marea", come a voler ridimensionare l'infausto accadimento,
ben consapevole, invece, della sua incommensurabile "grandezza". In entrambi i
racconti si evidenziano, poi, ma in maniera più eclatante nel primo, perché ispirato dal
Sentimento, dallo smarrimento di fronte all'amore finito (da una parte, non anche
dall'altra, e in ciò risiede il pathos del racconto!), numerosi passaggi poetici,
rivelatori delle notevoli capacità liriche di Antonio Messina che, pur essendosi finora
proposto esclusivamente come autore di prose (grande successo, di pubblico e critica, ha
riscosso il suo romanzo, "L'assurdo respiro delle cose tremule", edito dalla
casa editrice "Lautore Libri di Firenze"), tuttavia è anche fine
elaboratore di romantiche composizioni poetiche altrettanto suggestive ed intense, che
pure meritano attenta lettura.
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