di Claudio Vergnani - pagine 476 - euro 16,50 - Gargoyle
Il mondo non è più lo stesso, chi muore si rialza per diventare una feroce macchina assassina che ha come unico scopo quello di cibarsi di carne umana. Ogni cimitero, obitorio, ospedale o altro luogo che ospita dei cadaveri si trasforma in un pericolo mortale. In un primo momento le autorità riescono ad arginare il fenomeno ma ben presto ne perdono il controllo e il caos dilaga.
In questa realtà da incubo Oprandi, un ex militare disilluso e dedito all'alcol, sbarca il lunario uccidendo definitivamente i morti prima che diventino pericolosi fino a quando non gli si presenta l'occasione di tagliare la corda per fuggire in Svizzera, l'unico posto ritenuto sicuro. Ma per riuscirci dovrà prima portare a termine una missione molto pericolosa.
Quello degli zombie è un genere che ormai è diventato di moda e che, di conseguenza, sta anche rapidamente deperendo per scendere verso livelli qualitativi non certo eccelsi, come è successo del resto per i vampiri. Quando cinema, tv e narrativa cominciano a sfornare prodotti in quantità industriale di un genere particolare è ovvio che ne risenta la qualità. Ma a volte i miracoli avvengono ugualmente.
Claudio Vergnani a suo tempo è riuscito a svecchiare e a portare all'antico splendore (vedi Il 18° vampiro) la figura del vampiro, un archetipo dell'horror che il business e decine e decine di pessimi libri avevano ormai ridotto ad una ridicola caricatura.
Lo stesso è riuscito a fare per i miei tanto amati morti viventi!
Vergnani ha portato gli zombie in Italia in un contesto talmente ben costruito e realistico che durante la lettura sembrava di essere dentro ad un film (un ottimo film).
"I vivi, i morti e gli altri" offre massicce dosi di tensione, adrenalina, terrore e ribrezzo... sì perchè orde di cadaveri ambulanti puzzano più di mille discariche, affrontare la loro furia significa anche imbattersi in un miasma che annichilisce e devasta. C'è un passaggio del libro (sublime in tutto il suo orrore) che esprime alla perfezione questo concetto:
Sembrava la rappresentazione dal vero di un qualche atroce quadro medievale. La buca rigurgitava letteralmente di cadaveri viventi schiacciati e ammonticchiati gli uni sugli altri in mezzo alla terra, alla calce viva che ne aveva bruciato le carni, alle proprie membra staccate a morsi, alle pozze di sangue nero, alle vesti stracciate e fuse alla putredine, ai nugoli di mosche che sciamavano su quel carnaio semovente come gigantesche ali ronzanti.
A parte qualche rara eccezione (vedi L'estate dei morti viventi di Lindqvist e Zombie Island di Wellington) ai romanzi sui morti viventi mancava spessore, ossia quella marcia in più che distingue il mero intrattenimento da contenuti più profondi e che fanno riflettere. Il romanzo di Vergnani pone degli interrogativi molto intriganti sull'etica umana, sulla sua evoluzione (o sarebbe meglio dire involuzione) illustrando una situazione che potrebbe essere benissimo interpretata come simbolo o metafora del degrado umano. Sicuramente il paragone potrebbe essere azzardato ma i punti in comune tra realtà e finzione sono purtroppo tanti.
Per concludere "I vivi, i morti e gli altri" è un superlativo affresco horror, un grande romanzo scritto da un grande scrittore. A questo punto sorge spontanea una domanda: dopo zombie e vampiri con quale altra figura orrorifica Claudio Vergnani saprà stupirci prossimamente?
Voto: 9
[Alessandro Balestra]
Incipit
L'uomo riverso con gli occhi chiusi sulla poltrona di pelle - in ombra rispetto al chiarore tremolante delle candele e dei ceri - è di età e altezza medie. Il viso, appoggiato contro la spalla nell'abbandono del sonno, è ancora giovanile, nonostante i capelli, tagliati corti, siano sale e pepe. Ha il fisico massiccio ma asciutto di chi ha sempre fatto sport o comunque svolto per buona parte della sua vita una solida attività fisica. In effetti è stato soldato di corpi d'elite anni addietro, e anche ora, in casa propria, quando può, quando ne ha voglia (cosa che capita sempre più di rado), solleva pesi, esegue flessioni sulle braccia e sulle gambe e trazioni alla sbarra. Di tanto in tanto corre (mai più di tre o quattro chilometri alla volta), ma più per poter dimostrare a se stesso che è ancora in grado e per non soccombere all'età che avanzaa, che per reale piacere o velleità atletiche.