Il cantastorie

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2022 - edizione 21

Enrico chiuse lo studio e ripose la chiave nel cofanetto sul mobile dell’ingresso. Si guardò in giro circospetto prima di chiudere il lucchetto con la combinazione segreta.
“Nessuno può entrare nel mio studio, soprattutto i bambini” andava ripetendo spesso.
Sia gli amici che i parenti lo prendevano in giro etichettandolo come un odiatore di bambini.
Enrico si imbestialiva: non odiava i bambini anzi... adorava Francesca, la nipotina che la cognata gli affidava spesso.
Quando la piccola insisteva per entrare nel suo studio le spiegava con pazienza che gli oggetti al suo interno erano molto rari e delicati.
Francesca, che amava tantissimo lo zio per tutte le bellissime storie che raccontava, si accontentava di guardare le foto che le mostrava nel telefonino. Tra tutti quegli oggetti straordinari lei era però incantata da un grande uccello dal piumaggio folto e colorato. Sembrava vivo da quanto era bello!
Quel giorno Francesca, che era una bimba tanto sveglia quanto ostinata, si era appostata sulle scale e con il cellulare della zia aveva zoomato sul lucchetto mentre lo zio componeva il codice segreto.
Appena lo zio uscì di casa si precipitò a recuperare la chiave.
Aveva appena chiuso la porta dietro di lei che...

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«Ciao piccolina!»
Francesca trasalì spaventata: era l’uccello ad aver parlato.
«Ma come, tuo zio non ti ha raccontato del suo uccello cantastorie? Da dove pensi che vengano le idee dei suoi libri?»
Francesca lo fissava incredula.
L’uccello volò da lei; non appena aprì il becco scorse al suo interno due file di denti aguzzi.
«In cambio di un buon pasto al giorno io gli do tantissime idee. Tu però vali tante storie, piccola mia!»
Francesca non fece in tempo ad urlare che l’uccello l’aveva già azzannata.
Le piume del cantastorie assorbirono il sangue e assunsero nuove brillanti e magnifiche sfumature.

Debora Donadel



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