Riuscii a vedere di nuovo. Ero finalmente consapevole di fissare una macchia di muffa sul soffitto, ragnatela verdastra sulla base dell’intonaco bianco. La guardavo, e la mia mente riacquistava lucidità e consapevolezza. Sentivo d’essere rimasto ad occhi aperti troppo a lungo: il corpo reclamava che io sbattessi le palpebre. Fu meno facile del previsto: mi sembrava che l’immobilità oculare avesse creato come una patina dura e dolorosa, e all’inizio fu tutt’altro che piacevole quando riuscii a chiudere gli occhi. Sospirai, ma me ne accorsi solo quando il petto s’era già abbassato autonomamente.
Faticavo ancora a pensare con chiarezza: dietro le palpebre chiuse, mi tormentavano rosse immagini danzanti, fuochi pulsanti persi in antichi spazi siderali. Nelle orecchie, il ronzio del Vuoto e litanie nelle lingue dell’Origine.
Un odore pungente e particolarmente piacevole arrivò alle narici: qualcosa che confermava che ero lì, vivo, di nuovo me stesso. Decisi di sforzarmi di vedere in quali condizioni fossi, ma cercare di girare il collo non portò risultati. Chiusi nuovamente gli occhi, con meno fatica stavolta, scacciai le immagini che apparivano fugacemente ai lati del campo visivo come guizzi di ciò che era stato, e mi concentrai, udendo in sottofondo le voci ovattate che si rallegravano al piano di sotto.
ANTOLOGIA ALIENA... LA TERRA È SOTTO ATTACCO!
Per secoli, l’umanità ha scrutato il cielo in cerca di risposte, domandandosi se siamo davvero soli nell’universo. “Alieni cattivi” esplora proprio questa dimensione: 20 racconti che ridanno vita a quel timore primordiale, portandolo nel cuore della nostra quotidianità. Ogni storia è un viaggio in un incubo diverso, dove l'invasore non arriva sempre dallo spazio profondo, ma si annida anche tra le pieghe della realtà che conosciamo. Disponibile in ebook e cartaceo entrambi arricchiti con 20 illustrazioni.
Sentii la pulsazione del cuore, raccolsi i pensieri ancora di più, ascoltai il sangue scorrere nelle vene. L’odore, i suoni, la vista di quel mondo alieno e familiare erano tormento e delizia per me. Strinsi e rilasciai i pugni più volte, poi decisi: era ora che il gioco ricominciasse. Con tutte le forze che avevo, urlai, e attesi.
Una corsa sulle scale, il volto preoccupato del prete alla porta della stanza: lo accolsi col mio sorriso ferino più convincente.
<<Pensavi d’avere vinto?>> chiesi, sbavando materia verdastra sul petto del corpo che possedevo.
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