Sono entrati in casa mia e non vogliono andare via

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2019 - edizione 18

Se stai leggendo questa lettera significa che non ce l’ho fatta. Io non sono malato. Sono loro che sono entrati in casa mia senza il mio permesso e mi costringono a guardare la loro atroce esistenza.
Sono chiuso all’angolo, ho paura. Nella stanza affianco sento qualcosa che batte ripetutamente i pugni sulla porta.
Sopra la mia testa c’è una donna attaccata al soffitto che non smette di girare la testa, sembra un gufo. Mi sorride e mi sta vomitando addosso. Di fronte a me, nel buio, c’è una ragazzina senza pelle e senza capelli, e in mano ha una specie di feto che coccola come fosse il suo peluche. Sono cinque ore che mi tormentano, non so chi siano.
Non posso uscire, mi prenderanno. Sento qualcuno correre a destra e sinistra nella stanza ma non riesco a vederlo.
Nella camera da letto qualcuno sta piangendo, riesco a vederlo da questa posizione: una creatura orribile, con i denti aguzzi, si sta tagliando lo stomaco con una lametta. Sta cercando di mangiare le sue stesse interiora. Non ha le gambe e dietro la testa ha una specie di volto. La tv si è accesa, questa è la terza volta che lo fa, non voglio più vedere queste cose: donne torturate, bambini morti a cui vengono tolte le ossa e dati in pasto alla mannaia di un macellaio senza testa. Scheletri che ballano sulle loro stesse tombe.

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Mio Dio, qualcosa ha sfondato la porta.
E’ orribile, è magro, pelato ed è ricoperto di occhi.
La bambina è uscita dal buio e mi ha lanciato il feto addosso.
Ce l’ho tra le gambe, mi guarda e sorride. Sono vicini a me, mi stanno osservando. Il feto sta leggendo quello che sto scrivendo come fosse interessato. Aiuto.

Giovanni Maiello



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