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Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2018 - edizione 17

Succederà in un giorno qualunque.
Ti sembrerà di sentire una specie di stridìo ovattato e quando ti guarderai attorno, non vedrai nulla di strano. Certamente trascurerai la cosa: dopo tutto quante volte capita di ingannarsi? Ma da allora sempre più spesso, avrai l’impressione che ci sia qualcosa al bordo del tuo campo visivo: come una piccola macchia scura. La macchia svanirà tutte le volte che proverai a guardarla meglio e ancora penserai si tratti di un’illusione. Dopo la prima settimana il suono diverrà più chiaro e capirai che non è uno stridìo, ma un ringhio. I primi disturbi avverrano dopo la seconda. Ti sveglerai all’improvviso, nel cuore della notte, con l’opprimente sensazione di qualcosa che ti aliti contro. Aprendo gli occhi forse distinguerai una sagoma confusa, una cosa alta, magrissima e con la testa di bestia. Solo per pochi fugaci istanti. Più a lungo durerà invece il terrore. Perchè dopo questi ‘incidenti’, la macchia al bordo si accrescerà. Cautamente, mantendendosi sempre al limite. Ma sempre più presente. Arrivati a questo punto ti sarà ormai chiaro che non sei più solo. Mai più. Potrai rivolgerti alla fede, alla scienza o a un buon psicologo. Non importa quello che farai: lui non se ne andrà. Anzi, dopo tre settimane da quando è cominciato e tu hai perso il sonno, sei sempre nervoso e spaventato, comincerai a riconoscere nei ringhi le parole. E non cercherai più la salvezza, perchè saprai cos’è.

O per terrore o disperazione, ubbidirai a quello che ti dice: prenderai un foglio o un dispositivo elettronico, scriverai queste parole e le manderai a qualcun’altro che le riceverà come tu prima di lui. Perchè lui ha bisogno sempre di un nuovo ospite.
Solo dopo averle mandate, la macchia al limite del campo visivo non scomparirà.
E finalmente vedrai.

Nerio Vespertin