Il campo era un’alcova perfetta, inondata di silenzi e di una fitta tenebra, che proteggevano quell’incontro da ogni curiosità. Buio fuori e dentro quei corpi. Unico fremito di vita restava il tempestoso battito del cuore di Oswald, avido di nuovi stimoli.
Le labbra di Eleonor, arrossate dal trucco, erano socchiuse come porte indiscrete, ma fredde come cancelli di ferro impenetrabili. Oswald le sbottonò la camicetta lentamente e con la delicatezza di un bambino. Infine sfilò il reggiseno, lasciando nudi i giovani capezzoli per un ultima volta. Ne ammirò la grossezza e ne lambì con le labbra i contorni, inumidendone con la lingua le punte.
Era stremato e basiva al solo pensiero di poterle finalmente inondare il ventre col suo liquido vitale. Le strappò quindi le mutande da sotto la gonna e, prima di affondare il suo corpo in quello di lei, inumidì le dilette superfici con la sua lingua calda, in preda alla preoccupazione di trovarle aride e inospitali.
Il giorno dopo non si sarebbero più incontrati. In verità, non avrebbero mai potuto incontrarsi perché non si conoscevano. Lei era un’estranea, che passava ogni tanto per la strada, senza degnarlo di uno sguardo. Lui era un ragazzo insignificante e gobbo, che mai aveva avuto il coraggio di presentarsi a lei.
Se adesso stavano facendo l’amore era solo perché lei era morta da quarantotto ore e lui, disgraziato necrofilo, era riuscito nottetempo ad entrare nel cimitero e a dissotterrarla.
Il giorno dopo non si sarebbero più incontrati, ma quell’istante era per sempre e Oswald avrebbe ricordato quella copula come il primo e più significativo rapporto della sua vita. Rinchiusa nella sua bara Eleonor era un ciocco di legno insignificante, ma tra le sue braccia – lui pensò – stava ritornando in vita.
Il giorno dopo non si sarebbero più incontrati perché quell’incontro, in realtà, non c’era mai stato, essendo volontà di uno solo.
Quando l’amplesso amoroso ebbe termine e lui baciò per l’ultima volta le fredde labbra della ragazza, stringendo tra le mani i suoi turgidi seni e annusando il profumo che qualcuno aveva nebulizzato sul suo collo esile e delicato, nessuno poteva immaginare che per Oswald non ci sarebbero state altre occasioni di rivalsa su un mondo che l’aveva da sempre disprezzato ed emarginato.
Nessuno poteva immaginare che un soffio di vita, rimasto rinchiuso tra le pieghe dell’ipotalamo, avrebbe risvegliato per alcuni minuti Eleonor dal suo eterno riposo.
Nessuno poteva immaginare che, risvegliandosi, lei avrebbe capito immediatamente che cosa stava accadendo, e che osservando negli occhi lui, inebriato dall’orgasmo, lo avrebbe morso sul collo strappandole la vita.
Nessuno poteva immaginare che il giorno dopo li avrebbero trovati insieme. Lei supina con gli occhi aperti e terrorizzati. Lui disteso su di lei, completamente dissanguato e con il volto rasserenato da un’espressione di vittoria.
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