Mio figlio ha solo cinque anni, è bello, biondo, sembra un angelo. A volte,
però, si trasforma.
In quei momenti inizia ad emanare uno strano odore, i suoi occhi si iniettano di
sangue, la sua pelle diventa scura, riesce ad arrampicarsi ovunque, talmente
veloce che quasi non lo vedi. Digrigna i denti, perde bava, e la sua forza
diventa inaudita. Oggi mi ha scaraventata contro il divano. Per fortuna sono
atterrata sui cuscini, ma mi sono spaventata da morire. Poi, come se nulla
fosse, mi ha chiesto la merenda.
Ne ho parlato a mio marito. Lui ha minimizzato. Dice di aspettare. Del resto, mi
ha detto, succede di rado, e sempre e solo con te. Con gli altri, sia adulti che
bambini, non ci sono mai stati problemi... Forse non mi sono spiegata, ho detto
io, ma lui già non mi ascoltava più. Anche mia suocera ha suggerito di
aspettare. Aspettare cosa, ho chiesto io. Un po' imbarazzata mi ha confessato
che anche mio marito durante l'infanzia aveva attraversato una fase “strana”.
Mentre lo diceva con la mano destra si sfregava nervosamente la sinistra. A mia
suocera mancano le tre dita centrali della mano sinistra. L'ho conosciuta già
così, non so come le abbia perse, non ho mai osato chiederglielo. Una volta l'ho
domandato a mio marito. La sua risposta è stata evasiva, un cane, mi pare, non
ho capito bene. Non ho chiesto più.
Mi sento sola. Il mio piccolo oggi faceva dei versi raccapriccianti, e mi fissava. Come un gatto fissa il topo. Sono scappata in camera. E' venuto alla porta. Annusava. Ringhiava. Poi ha acceso la TV. C'è voluto tanto coraggio per uscire. L'ho trovato sul divano, sorrideva. Era di nuovo il mio bimbo.
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Oggi sono andata a prenderlo all'asilo. Che c'è, piccolo mio, sei stanco, gli
ho chiesto. Silenzio. Poi ho sentito un ringhio sommesso. Troppo tardi mi sono
accorta che si era slacciato la cintura del seggiolino. Come un fulmine è
balzato in avanti e mi ha azzannato la spalla, strappandomi un pezzo di carne.
Un dolore indescrivibile. Il mio braccio è scattato all'indietro, colpendolo sul
naso. Ha perso i sensi. Sconvolta, senza pensare, l'ho preso e adagiato sul
marciapiede. Ho ingranato la marcia e sono ripartita. A casa mi sono medicata,
ho bevuto del whisky, tremavo. Ora capisco, ho pensato. Mia suocera. La sua
mano.
Poi mi sono chiesta: quale madre abbandonerebbe la propria creatura? Sono
tornata a cercarlo. Era buio. L'ho ritrovato in una strada chiusa, una laterale.
Seduto per terra, tutto sporco di sangue. Il sangue dell' uomo che gli giaceva
accanto. Con il corpo dilaniato da morsi profondi. E con i pantaloni calati.
Facile capire come erano andate le cose. Il piccolo, però, aveva avuto la
meglio. Lo aveva addirittura evirato. Quel disgraziato stava morendo. Mi ha
fatto segno di scappare. Ma il mio bambino piangeva disperato, mi tendeva le
braccia.
L'ho riportato a casa. Bagnetto e subito a nanna.
D'ora in poi voglio essere una brava madre. Passerà anche per me questo brutto
periodo. Nel frattempo devo stare solo un po' più attenta.
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