Il corridoio

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2017 - edizione 16

L’uomo entra, gli arti irrigiditi dal panico, nel lungo corridoio. Una lastra di vetro traforato lo blocca nel primo segmento della corsia di due metri per trenta delimitata da pareti di resistentissimo acciaio.
Mentre la porta si chiude alle sue spalle, osserva l’altra entrata al fondo del corridoio che, con un sibilo, si spalanca. Esce un suono che attanaglia le orecchie dell’uomo, un miscuglio di latrati e respiri gutturali. Dopo pochi istanti appaiono figure deformi. Interamente ricoperte di sangue rappreso, vestiti sbrindellati come le bende delle mummie. Avanzano con le movenze di marionette disassate. Brandelli di carne cadono sul pavimento. Fiutano l’aria, avvertono la presenza dell’uomo e scattano verso di lui con velocità impressionante, ma il pavimento inizia a scorrere in senso inverso e li ricaccia indietro, ammucchiati.

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Si rialzano emettendo grida e soffi ancora più intensi, si lanciano lungo il corridoio con velocità doppia. Qualcuno raggiunge il vetro: picchia, sbava, tenta di inquadrare l’uomo con orbite vuote, morde l’aria. Gli esseri si accalcano ma il nastro del pavimento li rigetta indietro, ammassa i corpi sul fondo del corridoio, intrecciati in un mucchio sanguinolento. L’afrore di carne putrescente è insopportabile. Tornano a caricare e ancora il pavimento li ricaccia nel fondo. I mostri si rialzano e, con velocità sempre maggiore, si gettano sul vetro, impiastricciato di melassa cremisi. La scena si ripete quasi all’infinito poi, quando il nastro si attiva per l’ennesima volta, d’improvviso la porta si apre inghiottendo gli esseri.
I piedi dell’uomo pestano una pozzanghera di sudore. Il sangue gli ronza nelle tempie, la faccia e i vestiti sono impregnati di frammenti di carne. È esausto ma un pensiero lo rallegra. “Anche questa volta gli zombi hanno prodotto enormi quantità d’energia”.

Andrea Cavallini



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