La zia non sopportava Giulio. Odiava i bambini e ancor più sua sorella che in punto di morte l’aveva affidato a lei, vedova e senza figli. Nessuno sapeva che lo maltrattava quotidianamente.
«Ci vogliono le maniere forti per educarlo!» confidava a una vicina. E lei li usava, soprattutto quando lo vedeva piangere davanti alla foto della mamma.
Lo scaraventò a letto, dopo averlo picchiato e gli cantò la ninna nanna che lo atterriva:
«Ninàn, ninàn, la Borda/la liga i bei babèn cun una côrda./Cun una côrda e cun una curdella,/la liga i bei babèn pu la i asserra,/cun una côrda e cun una ligazza,/la liga i bei babèn pu la i amazza!»
Giulio si coprì la faccia con il lenzuolo e pregò la zia che scacciasse la strega perché lui avrebbe fatto il bravo bambino.
Lei tacque; spense la luce e chiuse la porta.
ANTOLOGIA ALIENA... LA TERRA È SOTTO ATTACCO!
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Quando fu tutto buio, Giulio si alzò e sgusciò fuori di casa. Lo accolse una nebbia fittissima. Chiuso nel suo cappottino, si diresse verso lo stagno vicino a Mortizzuolo: aveva un piano; gridò:
«Borda, ygni fora!»
Certo che la strega sarebbe apparsa, si sarebbe fatto inseguire fino a casa; poi l’avrebbe chiusa dentro con la zia.
Un rumore alle sue spalle lo fece trasalire. Si girò, pronto a fuggire alla vista della vecchia. Invece:
«Cosa credevi di fare, stupido bambino. Volevi scappare via da me? Se è quello che vuoi, ti accontento subito: scapperai non solo via da me ma anche da questo mondo!»
Si avvicinò con le braccia tese, pronta a strangolarlo.
«No!» gridò Giulio. «No!» gridò di nuovo.
Non temeva di morire. Aveva solo scorto dietro la zia, una vecchia bendata e orribile che, puntando il dito contro la zia, cercava di ghermirla, sussurrando:
«La liga la bela zia e la ammazza!»
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