La mano

2^ classificata al concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2017 - edizione 16

Un giorno la mia mano destra si è stancata di me e ha deciso di fare da sola. Questo mi ha aiutato molto, specie con le ragazze. Le prendeva, le toccava, le afferrava. E quelle impazzivano. Improvvisamente ero diventato piuttosto quotato tra il gentil sesso.
Poi mi sono innamorato di Cora. Anche a lei piacevano gli abbracci improvvisi, l'essere presa dalla mia mano. Non le avevo mai detto la verità, cioè che non ero veramente io ad avere quegli scatti improvvisi di passione, che la mia mano agiva per conto suo.
Io e Cora siamo andati a vivere insieme.
Una notte mi ha svegliato urlando. Stava fissando la mano. Era diversa. Le dita erano più lunghe, nodose, le unghie appuntite, giallastre, e sul dorso erano comparsi lunghissimi peli grigi.

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Le ho raccontato tutto. Di come la mano avesse preso il sopravvento, di come ormai da tempo decidesse da sola. Cora era terrorizzata, e anch'io ho cominciato ad avere paura. Abbiamo deciso di ucciderla. Cora me l'avrebbe segata via e poi saremmo corsi al Pronto Soccorso, per la medicazione.
Ma quella si è rivoltata, non voleva morire. Ha strappato la sega dalle mani di Cora e mi ha tramortito con un pugno. Mi sono risvegliato inzuppato di sangue.
Cora era accanto a me. O, meglio, la sua testa. Aveva gli occhi spalancati e un'espressione di raccapriccio. Il resto di lei era sparso tra le lenzuola.
Adesso siamo rinchiusi in carcere, io e la mia mano. Quello che mi dà più fastidio non è la vita da recluso che sto facendo, ma lei, la mano.
Ho fatto richiesta per lavorare in falegnameria, per avere un'altra sega, per avere un'altra possibilità per liberarmi di lei, ma il mio avvocato ha detto che sarà molto difficile ricevere una risposta positiva.

Elisabetta Tozzo



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