Il posticino

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2017 - edizione 16

A trentacinque anni Sebastiano diventò dirigente. Lavorava per la Call Hand Call, la più grande compagnia telefonica d’Europa. Sognava quel posto sin dall’inizio, da quando dieci anni prima era un semplice stagista. Dodici, a volte tredici ore al giorno dietro la scrivania a macinare numeri e prendere insulti per colpa degli altri. Non era mai stato facile e il tempo passava in fretta. Sebastiano sapeva di non essere il migliore: molti dei suoi colleghi meritavano quel posto. Un posto soltanto! Per ottenerlo dovette vendere l’anima all’azienda; dare il culo, insomma, e se solo fosse stata ancora viva, anche la madre. Alla Call Hand Call questo bastava. A loro serviva una persona come Sebastiano: meschina, bassa, marcia dentro.
- Vogliamo festeggiare? - disse l’amministratore delegato. - Conosco un posticino, qui all’angolo -.
Sebastiano era atteso a casa, sua moglie gli aveva preparato una cena a sorpresa.
- Sì, dottore. Ma offro io -.

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Il ristorante era veramente a due passi dagli uffici. Un posto nuovo, mai visto prima.
Seduti l’uno di fronte all’altro Sebastiano notò che erano soli. Subito arrivò il cameriere con il menù. Il nuovo dirigente non poté fare a meno di guardare la mano scheletrica del ragazzo mentre stringeva la carta, e che ritrasse immediatamente dietro la schiena. La stanchezza, pensò strizzando gli occhi.
Leggendo tra gli antipasti c’erano nomi a lui noti: Paolo, l’ultimo arrivato; Teresa, la segretaria appena tornata dalla maternità, Salvador, l’uomo delle pulizie. Trifolati, in umido, saltati in padella o fritti. Tra i primi, invece, c’erano sua moglie e un vecchio amico d’infanzia. Il secondo, invece, era suo padre al forno. E come dolce una crema di giovani tirocinanti.
Sebastiano chiese all’amministratore se non fosse uno scherzo. Lui lo fissava in silenzio. C’era da scegliere. L’amministratore aveva già scelto. E dalla cucina fuoriusciva un certo odore di carne alla griglia.

Carlo-Maria Negri



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