Valerio non aveva mai pensato a sua sorella in quel modo, ma a furia di sentire commenti su quanto fosse figa, si stava ricredendo.
In effetti, Ilaria era davvero bella. Mora, abbronzata, due tette così.
L’hai mai spiata mentre scopa? Gli aveva chiesto il Roi, l’arrapato della classe. No, non l’aveva mai fatto e si sentì stupido per non averci pensato prima.
Doveva rimediare e gli venne in mente una malsana idea.
Due settimane dopo, si presentò l’occasione giusta.
I genitori sarebbero stati via per il weekend e Ilaria sicuro avrebbe portato un ragazzo a casa. Forse Massimo o quell’altro palestrato. Ogni due per tre lo cambiava. Aveva vent’anni, del resto, e le piaceva scopare.
«Non esci?» chiese al fratello, svaccato sul divano a guardare la tele.
«Sì». Mentì, pensando che col cazzo che sarebbe uscito. Aveva ben altri progetti.
«Bravo. Fammi un fischio quando te ne vai» disse la ragazza ciabattando su per le scale. Guardarle il culo mentre saliva glielo fece rizzare.
Poco dopo, Valerio gridò alla sorella che stava uscendo ma invece si nascose nello sgabuzzino. Aveva calcolato tutto. Dal buco della serratura avrebbe avuto la visuale del divano, perfetta per una sega con porno live.
L’amante, né Massimo né il palestrato, arrivò pochi minuti dopo e in tempo zero era nudo sul divano. Ilaria gli saltò subito addosso, montandoselo senza preliminari. Scuoteva il bacino come un’indemoniata e le tette rimbalzavano ritmiche. Valerio vedeva tutto. Che splendida idea aveva avuto.
Poi qualcosa cambiò e Ilaria spalancò la bocca in maniera innaturale. Un cigolio sinistro di articolazioni lussate arrivò alle orecchie del fratello. La cavità orale era talmente larga che avrebbe potuto ingoiare un cocomero.
Ma che cazzo, pensò mentre la sorella, con uno scatto degno di un cobra, prese in bocca la testa del poveraccio, il quale cominciò a mugugnare suoni strozzati nelle immense fauci.
Con il pisello ormai molle in mano, Valerio svuotò la vescica per terra . Ilaria stava inghiottendo il tizio. Con la testa rivolta all’insù, se lo fece scivolare nella gola come se stesse risucchiando spaghetti unti. I piedi del ragazzo scalciarono dalle enormi fauci per un paio di secondi, fino a sparire del tutto nell’esofago della sorella, ormai largo quanto il ragazzo stesso. Gonfia e deformata, si alzò dal divano e andò in camera sua. Strisciò sulle scale, ciondolante, ruttando versi rivoltanti. Non c’era più nulla di Ilaria, in quell’abominio.
Valerio rimase nascosto nello sgabuzzino, piangendo. Dopo ore senza rumori, uscì in silenzio e si rintanò in camera sua. Non voleva credere a ciò che aveva visto. Si nascose sotto le coperte cercando una spiegazione logica senza trovarla. Ilaria era un cazzo di mostro, punto.
I passi in corridoio lo strapparono dai suoi pensieri.
La porta della stanza si aprì scricchiolando. «Fratellino, avevi detto che saresti uscito» sibilò Ilaria avvicinandosi mentre Valerio per la seconda volta, quella sera, sentì il cigolare delle mandibole che si scardinavano.