Il vecchio la schiaffeggiò: “Togli i vestiti.”
I cenci laceri di Agnese caddero a terra; il suo corpo di prostituta, scavato dalla fame, e segnato dalle mani dei clienti, era ancora bello e giovane.
“In ginocchio.”
Ubbidì. Il vecchio abbassò i calzoni e il suo membro, tozzo e grigio, le sbatté sul volto. Agnese rabbrividì, però aprì le labbra e offrì la bocca rassegnata. La rapidità con cui la carne crebbe e s’indurì, la sgomentò. Si divincolò; il vecchio, con forza sorprendente per l’età e per il fisico minuto, la immobilizzò e la possedette, premendole la cappella contro il palato e rovesciandole indietro la lingua. Agnese lottò per respirare e, quando un getto caldo e amaro le eruppe in bocca, pensò sarebbe stata soffocata.
Invece riuscì a scivolare a terra, dove boccheggiò cercando di riprendersi. Non ne ebbe il tempo. Il vecchio la sollevò: “Adesso, troia, corri finché avrai fiato e, poi, ritorna a ricevere il tuo premio!”
La trascinò di peso e la gettò in strada gridando: “Una strega! Prendete la strega!”
Agnese cercò di parlare e non ci riuscì. Dalla sua bocca colava un fluido violaceo, che le bagnava il collo e i seni.
Una folla ostile di uomini si radunò, urlando: “Una strega! Bruciamola!”
Agnese fuggì, nuda e terrorizzata. La inseguirono. Corse per ore, senza trovare riparo. I piedi piagati scivolavano sul loro stesso sangue. Un sasso la colpì al fianco.
Si rannicchiò sfinita, la stanarono e fuggì senza più energie. Un uomo le sbarrava l’unica via rimastale. Era il vecchio e le indicò ridendo la porta aperta della casa, mentre lo strepito degli inseguitori si avvicinava.
Agnese entrò e il vecchio la colpì alle gambe, facendola crollare sul pavimento.
Una torcia illuminava la stanza. Intorno ad Agnese, una decina di donne, orrende e deformi. Il vecchio era in piedi, nudo, il membro eccitato ed enorme.
“Se vuoi vivere, troia, striscia ai miei piedi!”
Agnese strisciò e le donne approvarono con un brusio eccitato e la spingevano a calci.
“Vuoi essere una strega o morire?”
Agnese lasciava sul pavimento una scia di sangue.
“Striscia, se vuoi diventare una strega!”, e la giovane puttana si trascinò in avanti fino a svenire. Allora le donne le tirarono le braccia e le gambe, quasi a smembrarla. Il vecchio le montò sopra e il suo cazzo le sfondò i fianchi. Mentre Agnese gridava di sofferenza, una delle orribili donne la baciò nella bocca con la lingua lunga e sottile. Un bacio osceno, però quando la donna si staccò, era una giovane sensuale e pulita. Anche le altre vecchie erano diventate eccitate ragazze e il vecchio era splendido, un angelo luminoso e decaduto.
Il dolore della sodomia, che pensava l’avrebbe uccisa, diventò un piacere così grande da strappare ad Agnese gemiti animali.
Quello che era stato il vecchio, si rialzò: “Strega! Mi apparterrai per sempre!”
Agnese, come le altre compagne del demonio, si prostrò. L’ano della nuova strega era un buco aperto e avido da cui il seme di Satana colava copioso.