Una forza saltata fuori dal nulla ha ghermito Paolo costringendolo a uscire in piena notte e camminare fino alla sagoma scura della casa del maestro Bertino.
“Chi non studia finisce dietro alla lavagna! - Ripete di continuo il vecchio maestro, con la solita smorfia di compiaciuta minaccia disegnata sul volto mentre dagli occhi partono due saette che ti entrano nella testa. Il suo braccio sembra allungarsi verso l’oscuro cantone dietro al rettangolo nero della lavagna.
La porta è socchiusa. Paolo vorrebbe scappare ma la misteriosa forza impone di proseguire.
La luce fredda di decrepiti lampadari illumina le pareti, divorate dalla corrosione, di un’enorme sala rettangolare. Tavoli, sedie e tutti i mobili sono ammassati su un lato. In fondo troneggia un’enorme lavagna sistemata su una predella di legno scuro.
Al centro un grosso foro. Nell’aria odore di legno marcio. Paolo si rattrappisce: uno stridio simile all’attrito amplificato del gessetto sulla lavagna gli graffia le orecchie. Il suono proviene dalla cavità e si trasforma in un vero e proprio lamento mentre il volto pallidissimo del suo compagno di banco Andrea esce dalla buca. Si avvicina a Paolo con i movimenti dinoccolati di una marionetta male assemblata, il grembiule lacerato in mille brandelli. Gli occhi sono due confetti bianchi. Punta il dito contro di lui, scimmiottando la postura del maestro. Un sudore freddo impregna la fronte di Paolo.
- Attento Paolo! Io non sono stato diligente e il maestro mi ha gettato nella Buca. Stai attento!
Svegliati amore! - Un viso femminile lo sovrasta. - La scuola attende! Non vorrai finire nel pozzo, vero?
Paolo spalanca gli occhi sulla smorfia di compiaciuta minaccia dipinta sul volto della madre.