Si dice che gli istanti che precedono la morte siano i più intensi e pregnanti di un’intera esistenza. Che marchino con un segno indelebile l’anima che sta per lasciare il suo involucro fatto di carne e sangue, determinandone il destino.
Ma a tutto questo non si pensa mai... prima.
Nell’esatto istante in cui hai sentito le ossa del collo rompersi, producendo quel suono come di ramo secco che si spezza, hai capito di aver commesso un errore.
Hai sentito la pelle torcersi sotto l’azione dello stretto cappio, la lingua gonfiarsi e gli occhi premere così tanto da voler uscire dalle orbite. La repentina caduta verso il basso ti ha quasi staccato la testa dal collo e l’ultimo movimento che fai è l’involontario dischiudere le braccia verso il cielo, mentre quella terribile visione onirica dell’aldilà ti appare reale come un incubo notturno.
Ora immobile, con il capo ripiegato verso destra, sembri solo un fantoccio appeso a un albero. Il giorno seguente chi troverà quel cadavere penzolante, sentirà l’odore acre della carne morta disperdersi nel vento del mattino, mentre sciami di mosche si poseranno alla ricerca di cibo e, senza possibilità di scegliere, attraverserai la sottile linea nera che divide questo mondo da quello.
Tutto molto doloroso e straziante. Se fosse andata realmente così. Ma la corda troppo lisa recuperata nel capanno dei tuoi, legata al ramo più alto non ha retto il tuo dannatissimo peso, e flaccido come un palloncino sgonfio sei precipitato al suolo.
Per qualche assurdo motivo ti accorgi di essere ancora lì mentre osservi le ossa dei femori fuoriuscire dalla pelle livida. Lucifero in persona ti ha risputato fuori come un boccone avariato, come una piccola larva flaccida e biancastra su della carne guasta.
Perché la morte non è la fine di tutto. No... per alcuni è solo l’inizio.