L’ascia calò una, due, tre volte. Quel cocciuto pezzo di legno si arrese alla forza di Ettore, mentre i fari di un'auto illuminarono il suo vialetto.
- Buonasera! Come andiamo? Ti vedo un po' pallidino... - gli disse lo sceriffo.
- Ciao Sergio! Sempre uguale, un passo avanti e due indietro.
Dopo un accenno di sorriso, lo sceriffo si fece serio in volto.
- Hai un minuto? Ti volevo parlare di una roba.
- Certo, entra pure - gli rispose Ettore confuso, aprendo la porta di casa.
- Il fatto è che sono iniziate a sparire un po' di persone, giù in paese. Otto, per adesso. E pensa un po', tutte quante con il gruppo sanguigno 0 negativo.
- Merda santa! - lo interruppe Ettore.
- Già. Sono preoccupato, sai. Così ho iniziato a controllare familiari e amici più stretti, per essere sicuro che non fossero a rischio. Dimmi, che gruppo hai tu?
- Credo A positivo ma dovrei rileggere le carte, sai la memoria è quel che è oramai...
Sergio tirò un sospiro di sollievo.
- Bene, bene. Controlla ancora però, e fammi sapere se ci sono problemi - disse, facendo per uscire.
Ettore lo chiamò, un istante prima di raggiungere la porta.
- E tu di che gruppo sei?
Sergio abbassò gli occhi, prima rispondere.
- 0 negativo. Cosa vuoi che ti dica...
Lo squillo del telefono lo fece sussultare.
- Pronto? - domandò, asciugandosi la bocca con un fazzoletto di stoffa.
- Ciao caro, sono Matilde. Non è che hai visto Sergio? Mi ha detto che veniva a trovarti ma non è ancora tornato a casa.
Ettore deglutì, prima di rispondere.
- No mi dispiace. Non è mica venuto a trovarmi. Ora abbi pazienza ma non vorrei che la cena si freddasse - rispose, attaccando la cornetta.