Era una giornata grigia.
Piena di nuvole.
Emilia continuava a sbattere la testa contro la lapide mentre pregava.
Il sangue bagnava la pietra scivolando in rigoli densi e rossi.
Ogni volta che le usciva un singhiozzo Danny alzava gli occhi al cielo, stava scavando da più di tre ore, aveva le mani consumate e i piedi impastati di terra umida.
«Smettila Emilia, tra poco arriveranno tutti»
Emilia lo guardava e piangeva ancora più forte «Povero, povero... cosa abbiamo mai fatto?!».
Ormai sulla testa le si era aperta una ferita e la pelle le scendeva sbrindellata sugli occhi; Danny l’aveva ignorata, aveva ormai acceso tutte le lanterne, una sopra ogni tomba, tutto era pronto.
«Emilia ricomponiti, arrivano gli ospiti»; lei tirò su col naso, Danny le circondò affettuosamente il viso con le mani, le appoggiò le labbra sulla fronte e le leccò il sangue via dalla ferita
«Mmm… il tuo sangue è sempre più buono» disse pieno di lussuria improvvisa, ma dovette rimandare tutto a dopo il party, perché si lui ci metteva il posto, ma di quelli a cui succhiare il sangue ne dovevano portare un pò per uno.
Un vampiro dopo l’altro si accalcarono all’entrata del ferroso cancello del cimitero; presi dalla frenesia dell’odore di sangue nell’aria alcuni mordevano già gli uomini e donne che avevano portato con se, altri si lasciarono andare, riempiendosi di altri fluidi peccaminosi.
Danny non poté più resistere, sdraiò Emilia sull’orlo della buca funerea aprendole uno squarcio sul torace e bevendo tutto il plasma che usciva a fiotti, lei urlò di piacere, come fosse in paradiso.
Una cosa era certa.
La festa stava riuscendo davvero bene.