Inbreeding

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2015 - edizione 14

Non poteva muoversi, nudo nell’oscurità, con quel corpo femminile sotto di sé.
Provò a ricordare come si fosse cacciato in quella situazione, ma una scarica di dolore nella testa lo dissuase. Lei si svegliò ed iniziò ad agitarsi, ma quel cubicolo era strettissimo, e permetteva solo minimi movimenti.
Ciò non fece che rendere il tutto più eccitante, e gli provocò una reazione fisiologica immediata. Se ne accorse anche lei, ed iniziò a mordergli la faccia nel tentativo di dissuaderlo.
Smettila!, volle gridare, ma si accorse di non potere. Tentò con tutte le sue forze di indietreggiare il bacino, sortendo però l’effetto opposto. Finì quindi per penetrarla, ed a quel punto la sentì gemere per il dolore.
Deve essere una bambina santo cielo!, pensò con orrore, chi diavolo ci ha cacciati in questo gioco perverso?
Fece di tutto per restare immobile, per non peggiorare la situazione, ma anche così la natura finì per fare il suo corso. Si sentì morire quando la udì piangere.

Infine la gabbia si aprì, e la luce lo accecò, confondendolo. Venne allontanato dalla ragazza con uno strattone che quasi lo soffocò, a causa di un collare di metallo intorno al collo.
Riacquistata la vista desiderò subito cavarsi gli occhi: a reggere il guinzaglio c’erano cinque o sei tentacoli viscidi, appartenenti ad un paio di creature alte almeno tre metri.
Confabulavano qualcosa, ma lui non capì l’idioma.
Lo condussero come un cane lungo una serie di corridoi, e lui iniziò a ricordare.
L’invasione dal cielo, i campi di prigionia, i macabri banchetti, ed infine l’allevamento e la riproduzione. Essendo forte, era stato scelto come animale da fecondazione, ma ormai era vecchio, se ne rendeva conto dalla difficoltà a gattonare. Altri però lo avrebbero sostituito.
Arrivarono ad una parta, della quale riuscì a leggere l’atroce insegna. “MACELLERIA”.

Riccardo Leo