L’isola di luce apparve nella nebbia come un miraggio. Esausta, mi fermai per riprendere fiato. Alle mie spalle, potevo udire il tintinnio avvicinarsi. Somigliava a quello di catene sbatacchiate.
- Nelle notti di luna nera, corri a nanna piccolina. Per le strade si avvicina Cerbero, l’infernale fiera.
La filastrocca tornò a tormentarmi dal passato. Mi sembrò di avere ancora sei anni. La nonna era solita ripetermela nelle notti di luna nuova, esortandomi a non dimenticarla. Quanto vorrei non averlo fatto.
Un brivido mi scosse da capo a piedi. Nessuno sarebbe corso in mio soccorso. Porte e finestre erano state sprangate, tentare di chiamare aiuto sarebbe risultato vano. Ero sola, in balia della bestia.
Il tintinnio si fece stridente, una condanna di morte che stava venendo per me.
- Buonasera Marta.
La voce mi colse alla sprovvista. Incredula, fissai il dottor Calegari avvicinarsi. Il suo consueto sorriso riuscì ad attenuare il mio sconforto.
- A quanto sembra, non sono l’unico a vagare in questa nebbia.
Non sembrava rendersi conto del pericolo che stava per travolgerci.
- Dottore, dobbiamo trovare un rifugio sicuro. Cerbero è a caccia.
- Non ci farà del male. Perlomeno, non a me.
Abbassai lo sguardo, notando la catena tra le sue mani. Lo fissai negli occhi, diventati pozzi neri senza pietà, e compresi che implorare sarebbe stato inutile. Tremando, indietreggiai con passo incerto.
- Ogni notte di luna nuova deve nutrirsi. Gli serve sangue giovane e innocente per vivere.
Un ringhio cupo scosse la notte. Nella nebbia, vidi i contorni della fiera prendere forma. Sentii il cuore perdere un colpo ad ogni passo delle zampe artigliate. Cerbero emerse in tutta la sua spaventosa imponenza. Nella criniera nera spiccavano due braci ardenti. Le fauci insanguinate si spalancarono, esalando un mefitico odore di morte.
E tutto diventò buio.