Odore di tè

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2015 - edizione 14

- Chi è? -
- Sono io! -
Sento il click della porta. Salgo le scale. L'eccitazione scorre nelle vene al passo col sangue. La vedo alla porta. Il suo sorriso, lo stesso falso sorriso che mi rifilava ogni mattina, mi dà la nausea, ma mi sforzo di sorriderle di nuovo ed entro. Il caminetto è accesso. La casa è calda.
I miei nuovi artigli spuntano frenetici dalla mano. La nascondo dietro la schiena, e si ritraggono.
Percepisco l'odore di fiori di gelsomino del suo profumo, insieme all'odore pungente del suo sangue. Lo bramo.
Il suo gatto si avvicina con circospezione. Mi chino per accarezzarlo, ma quando si accorge che i suoi occhi sono identici ai miei, il suo pelo si alza. Cerca una sfida. Dopo stupida palla di pelo, prima ho voglio di uno spuntino.
Un tempo eravamo amiche. Mi aveva detto che potevo fidarmi di lei, che avrebbe potuto aiutarmi. Ma mi ha tradito, ha raccontato ciò che le avevo detto, e quel cane di mio padre mi ha punito.

Ha avuto ciò che si meritava comunque. Non vredò mai più quella schifosa bocca che tante, troppe volte ho sentito sul mio corpo.
Sento la mia rabbia crescere al ricordo. Sento le ossa della mano bucarmi la pelle.
Mi avvicino. Lei è di spalle.
- Vuoi una tazza di t... -
Non ha il tempo di finire la frase, perché il mio pugno è già a contatto con il suo cuore. Gli artigli sono incastrati nel legno dietro di lei. Sento gli urli soffocati. Mi accorgo che gli angoli della mia bocca stanno incurvandosi in un ghigno.
- Addio, professoressa. -

Ilaria Medani