Il bosco era mutato all’improvviso.
Quando vi era entrata, la bambina era rimasta incantata alla vista di quel luogo fatato. La madre le aveva detto di non attardarsi nel bosco e lei aveva promesso, ma una volta lì aveva dimenticato qualsiasi raccomandazione. Aveva mangiato bacche, raccolto le margherite e giocato con i coniglietti, senza badare al tempo che passava.
Quando era scesa la sera però, quel luogo fiabesco era diventato buio e spaventoso e lei non era più riuscita a ritrovare il sentiero di casa.
Scoppiò a piangere e sperò di riconoscere un dettaglio che le indicasse la via, ma le tenebre avevano cancellato tutte le forme. Si era persa ed era da sola. Vagò alla cieca in quell’abisso di alberi e foglie, piangendo e pregando di trovare qualcuno che l’aiutasse, finchè non vide un uomo illuminato dal bagliore lunare.
Era un cacciatore con il fucile in spalla, voltato verso il luna.
Si rallegrò, sollevata, credendosi finalmente al sicuro e chiamò l’attenzione del suo salvatore.
L’uomo si voltò, mostrando i suoi occhi iniettati di sangue e il suo ghigno feroce esteso sul suo muso allungato e appuntito.
La bambina gridò dal terrore; capì improvvisamente perché la madre le avesse sempre proibito di inoltrarsi nel bosco, specialmente durante a luna piena!
Lei scappò via, ma con un balzo lui le fu addosso e con i suoi denti aguzzi azzannò ogni pezzo del suo corpicino divincolante.
Ella avvertì l’atroce dolore del suo corpo che veniva dilaniato, strappato a morsi come pezzi di pane e strillò finchè ne fu in grado, invocando al cielo la salvezza. Il vento spinse lontane le sue disperate e inascoltate preghiere, mentre di lei restava bene poco e la sua bella mantellina quella notte non fu la sola cosa ad essere rossa...