Ragazza era e ragazza resterà per sempre. Questa ragazza aquila che attendeva di spiccare il volo.
La trovavi immersa nei pensieri, sulla scogliera, laddove il silenzio lascia il posto al fruscio delle onde, quando il sole stende una coperta dorata sui desideri mai sopiti e spinge l'odore di sale lungo le narici.
Gemma trascorreva le giornate stringendo tra le labbra steli d'erba ancora pregni di rugiada, mentre disperdeva lo sguardo verso l'orizzonte, dove le nuvole diventavano più dense. Si scioglieva i capelli e li disponeva a ventaglio sulle spalle nude, quindi abbracciava le gambe e socchiudeva quegli occhi verdi nei quali raccoglieva speranze.
Era speciale, Gemma, ma non lo sapeva. O meglio, non ci credeva, perché nessuno glielo aveva mai confessato. Era un fiore irruente, e ancora incolto, che aspettava sul prato della vita l'avverarsi di una promessa mai ricevuta. L'amore, quello con la “A” maiuscola.
Uno sguardo incrociato con occhi di passione; un tocco delicato sulla pelle color sabbia; una frase sussurrata a solleticare l'orecchio; le sarebbero bastati per recidere con delicatezza il gambo che l'avvinghiava alla terra e farle spuntare quelle ali. Però nessuno la raggiungeva mai, e lei doveva accontentarsi del mormorio del vento, o di seguire i volteggi degli uccelli con animo ripieno d'invidia.
Eppure, chi la scrutò quella sera, mentre all'orizzonte baluginavano gli ultimi istanti di luce, ebbe l'impressione di vedere della spuma emergere dal mare e raggomitolarsi accanto a lei. Allora Gemma parve trasfigurarsi, sollevarsi come se stesse abbandonando i confini corporei, per poi adagiarsi in una crema di gioia.
Quella gioia fatta di tanti adesso e nessun perché che conduce verso l'infinito.