Eri un desiderio dentro al cuore

Racconto per il concorso "Premio Scheletri", 2015 - edizione 7

«Che cos’è?»
Samuel, pallido, deglutisce e fa smorfie come se lottasse contro i conati di vomito. «Non ne ho idea.»
«Sembra un pesce» interviene Giulio.
«Hai mai visto un pesce come questo?» gli faccio.
«Era in acqua, ha abboccato all’amo... se non è un pesce allora cos’è?»
«E io che cazzo ne so.»
«Cosa ne facciamo?» Samuel sembra impaziente di sbarazzarsene.
«Lo ributtiamo in acqua e ce ne torniamo a casa, ecco cosa facciamo.»
«Dovremmo dirlo a qualcuno?»
«E a chi? Alla Forestale? Alla Guardia costiera? E cosa gli diciamo? “Buonasera, abbiamo catturato una cosa che sembra un pesce ma non lo è non sappiamo cosa fare per favore venite ad aiutarci”?»
«Col culo che abbiamo ci becchiamo pure una multa» dice Giulio.

«Ributtiamolo in acqua e tanti saluti» insisto.
La creatura è lunga circa un metro. La parte superiore del corpo assomiglia al busto di un neonato leggermente rachitico, quella inferiore è caudata e ricoperta di squame. È completamente calva e i lineamenti sono ibridi. Dalla bocca, segnata da denti piccoli e aguzzi, esce un debole lamento. Dopo aver abboccato ha lottato a lungo: è esausta.
L’afferro per la coda, ma mi coglie di sorpresa e cerca di mordermi.
«Cazzo!» Mollo la presa e mi tiro indietro. In un attimo Samuel le è sopra e la colpisce con la torcia, fracassandole il cranio. «Buttiamola in acqua! Dai!» strilla.
Mentre guardo il corpo che scompare sotto la superficie mi assale una sensazione di malessere, un misto di sollievo e senso di colpa.
«Metti in modo e andiamocene» Giulio sta tremando.
Non faccio in tempo a sedermi accanto al motore che veniamo raggelati da un urlo. Ci guardiamo attorno, puntando i fasci delle torce, ma non c’è nulla. Mi sembra di scorgere un movimento proprio davanti alla prua ma dura un secondo, troppo poco per capire di cosa si tratti.
Poi qualcosa urta il fondo della barca.
«Cos’è stato?» chiede Samuel.
«Forse abbiamo toccato qualcosa» gli rispondo.
«Ma se siamo in mezzo al mare.»
«Andiamocene. Subito» dice Giulio.
Il rumore si ripete. Questa volta la barca ondeggia in modo pesante.
Una creatura molto simile a quella che abbiamo catturato, ma più grande, emerge all’improvviso e afferra Samuel trascinandolo di sotto. Lo sento urlare per un secondo, poi più nulla.
«Cazzo! Metti in moto Andy metti in moto!»
Poi anche Giulio urla.
Mi giro verso di lui. È sparito.
Un altro colpo rovescia la barca sbalzandomi in mare. Cerco di aggrapparmi al bordo ma qualcosa mi afferra per la gamba e mi trascina giù. Guardo in basso: gli occhi della creatura, due grandi cerchi chiari nell’oscurità del fondale, mi fissano carichi d’odio. Stringe a sé il cadavere di quella che abbiamo ucciso.
Mi era sembrata un mostro.
Solo adesso capisco ciò che abbiamo fatto.
La creatura sale e mi afferra per il collo. Spalanca la bocca emettendo un suono acuto e straziante che mi lacera i timpani.
È l’ultima cosa che sento prima di sparire in fondo al mare.

Oreste Patrone