Alla radice del male

- Vedrà, non sentirà niente.
Il dentista era un uomo buono, amato e rispettato da tutti. Diceva sempre così, che non avrebbe fatto male, che sarebbe stato un attimo.
Martedì mattina mi presentai da lui. Da tempo avevo trascurato una carie e ora dovevo rimuovere un molare ormai completamente marcio.
- Apra la bocca, le farò l'anestesia locale.
Vedere quell'ago, dio, ho sempre avuto paura dei dentisti. Ma lui no, sapeva fare bene il suo mestiere e in fondo non era la prima volta che mi curava.
Fatta l'iniezione cominciai ad avere quel lieve torpore dentro la bocca, fino a non sentire più nulla. Con la delicatezza di un vero chirurgo, il dentista prese la pinza per estrarre il dente.
- Tutto bene? - Dissi con qualche difficoltà per via dell'effetto anestetico. Il dentista arretrò sullo schienale della sedia, perplesso, con la pinza in mano sporca di sangue ma senza il dente.
- Hai un un molare nero come il carbone e marcio fino alla radice, è duro da tirare via, ragazzo. Dovrò adottare un'altra tecnica.
Così il dottore prese dell'altro anestetico. - Per sicurezza – Diceva lui. E dopo una serie di iniezioni cominciai a non sentire più parte del volto.
- E' normale, vedrai, sarà una passeggiata.

Continuavo a ripetermelo: “Il dentista è un uomo buono, amato e rispettato da tutti”. Poi persi i sensi.
Quando mi risvegliai fuori era già buio. Il dentista stava in piedi, davanti a me, coperto di sangue. Sembrava terrorizzato a morte.
Avrei voluto parlargli per chiedergli spiegazioni, ma la mia bocca era ancora intorpidita dall'anestesia. Non sentivo niente e la luce dello studio cominciava ad infastidirmi gli occhi.
Una sagoma nera passò veloce davanti al mio viso. Con violenza, quella cosa scaraventò sul muro la lampada da lavoro, mandandola in frantumi. Nella sala rimaneva solo una debole luce lampeggiante al neon, il dentista stava nell'angolo e tutto attorno era un gran casino, come se un tornado fosse passato nello studio, mettendo tutto a soqquadro. Io, intanto, ero bloccato e non riuscivo a muovermi, respiravo a fatica.
Davanti a me altre cose passavano lungo il mio sguardo. Cose o tentacoli abnormi, di un colore simile a quello del dente malato, veloci e maleodoranti. Con la coda dell'occhio vidi il riflesso di me sullo specchio scheggiato del riflettore. Vidi l'orrore fuoriuscire dalla mia bocca, bloccare il buon dentista prima che potesse fuggire. Prenderlo per il fianco, sollevarlo per aria sbattendolo tra la parete e il soffitto. E poi scomparire per sempre dentro una bocca che non era più la mia.
- Ragazzo? Ragazzo, sveglia! L'operazione è andata bene, ecco il dente.
La voce del dentista mi risvegliò dal sonno dell'anestesia. Mi guardai allo specchio, il dente era tolto. E poi il buon dentista mi fece vedere il dente nero. Le radici erano più lunghe del normale, sembravano crescere a vista d'occhio, ancora e ancora, e infine di nuovo il buio.

Carlo-Maria Negri