“Il nostro piccolo angelo: 30 Luglio 1972 – 16 Luglio 1979”
Quanti anni sono passati da quel giorno! I ricordi si fanno fumosi come la nebbia fredda del mattino sulla lapide, gocce come lacrime sulla fotografia ormai ingiallita.
Una mattina d’estate, il sole che inonda i prati. Le corse nel piccolo parco giochi sotto casa con gli amichetti sotto lo sguardo attento dei genitori, un gelato, la palla. E nel trambusto il miagolio di un gattino fermo in mezzo alla strada.
È bastato quell’attimo fatale di distrazione perché l’incubo divenisse reale. L’ingenua imprudenza di un bimbo di sette anni, la corsa per prendere quel povero cucciolo smarrito.
Il rumore sgraziato del motore di un’auto, il clacson e le gomme che stridono... un interminabile istante di silenzio prima delle urla disperate. La corsa in ospedale. Il medico che si lascia sfuggire una lacrima mentre con un lenzuolo copre il corpicino fin sopra il viso.
Mente chi dice che il tempo non cancella tutte le ferite: ci sono cicatrici che sfregiano l’anima per sempre. Non passa giorno senza che la memoria torni a quella strada; quanto vorrei tanto che fosse tutto solo un brutto sogno!
Coccolo il mio gatto e penso che vorrei tanto tornare a casa: la notte mi fa paura e ho freddo. Ormai sono cresciuto, nella bara bianca sotto alla lapide non ci sto più.