Nemesi

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2014 - edizione 13

Iniziò a scavare, la terra cedette sotto i colpi della sua pala. Si fermò a riprendere fiato.
Guardò il sacco.
Una maledizione antica aveva costretto, generazioni intere, a cercare il tesoro. Lui avrebbe interrotto quella catena di sangue.
Un ultimo sguardo, quello che vide lo scosse a tal punto che la vanga gli sfuggì di mano.
Il fagotto sembrava mutato nella forma, come se al suo interno si fosse verificato un innaturale cambiamento.
La tela grezza era tesa sui contorni di un corpo tozzo, si distinguevano la testa e le spalle, spettrale ed insieme umano.
“Corpo Morto”. Quel pensiero assurdo si era incuneato nella sua mente. Si chinò, cercò il manico di legno.

Nuovamente volse lo sguardo, il fagotto era una sagoma scura e immobile.
Suggestione.
Continuò a scavare, udì il guaire di cani in lontananza.
Le bestie avrebbero presto fiutato il suo odore.
Ora la fossa era abbastanza grande, profonda come una tomba.
“Corpo Morto”. Quel pensiero era ancora lì.
Si avvicinò al sacco, quell’impressione era volata via come un’ombra rapace. Lo afferrò, era pesante come un giuramento non rispettato. Ogni cosa sarebbe sparita sotto quella terra nera.
Alle sue spalle, i possenti mastini sembravano più vicini, tanto da udire il loro ansimare concitato. Tre ombre scure emersero dal buio profondo, la muscolatura, sotto il lucido pelo, era in preda a spasmi atroci.
“Buoni...” disse, ma i cani sembrarono non riconoscerlo. Quella visione lo paralizzò. I loro canini erano stranamente aguzzi, bianchi come avorio antico.
Le bestie gli furono addosso, gettandolo al suolo. Il sacco gli cadde di mano.
Non stava accadendo veramente... poi, un dolore reale come una ferita, gli squarciò il petto. Sentì il calore emanato dal corpo degli animali. Frenetici, affondarono le mostruose zanne nelle sue carni, nutrendosi di lui in profondità.
“Corpo Morto”.

Miriam Palombi