Cena in famiglia

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2014 - edizione 13

La camera è in perfetto ordine, piena di scartoffie, sembra appartenere ad un avvocato o qualcosa del genere; la cosa che la rende però a dir poco bizzarra sono le sue pareti, completamente ricoperte di post-it accuratamente affiancati e numerati.
Al di sopra della scrivania, vicino alla lampada si trova il post-it numero uno.

 

Tutto è iniziato alcune settimane fa a lavoro quando il mio capo mi chiese quei maledetti documenti:
«Alfio, hai completato le pratiche per il caso Riletti?»
«Quale pratiche?» gli risposi.
«Ma ci stavi lavorando poco fa.»
«Scusa Marco... devo essermene dimenticato.»
La cosa mi irritò, non mi era mai capitato di dimenticare qualcosa a lavoro.
Ne parlai con mio fratello, il medico della famiglia.
«Alf» mi disse sorridendo «tu dovresti lavorare di meno e divertirti un pò di più».

 

Alcuni giorni dopo mi accadde un altro singolare episodio. Incontrai Marta, una vecchia amica di infanzia, le chiesi come stava suo marito ma lei mi ignorò, passò oltre come se non mi conoscesse.
La cosa divenne ancora più singolare il giorno dopo in ufficio, non riuscivo ad identificare la persona che lavorava al mio fianco eppure avevo come la sensazione che lavorasse lì da diversi anni.
Il collega mi guardò attonito e potrei giurare che si trovava nella mia stessa situazione.

 

In tv hanno parlato di un virus sconosciuto che attacca il cervello ma oramai il mio unico pensiero è quello di mangiare anche se non ricordo più nemmeno cosa è commestibile e cosa no.
La mia unica memoria sono questi...

 

Un rumore interrompe la mia lettura. La porta si spalanca ed un individuo a me sconosciuto con un camice lacero e sporco di sangue mi guarda con bramosia.
Mentre faccio cadere il post-it osservo le mie mani, sono sporche di sangue.
«Ho fame...»

Luigi Majellaro