- Ogni cosa ti sarà chiara tra pochi passi, quando saremo giunti sulle rive dell’Acheronte.
Dall’istante in cui il mio sguardo si era soffermato su quella inquietante frase incisa nella pietra, mentre seguivo i passi della mia guida oltre l’ingresso dell’Inferno, quelle erano state le uniche parole che il sommo poeta mi avesse rivolto. Fumosa risposta alle mie tante domande.
Giunti al fiume, nero come pece, ci ritrovammo accerchiati da una moltitudine di anime urlanti e fu solo allora che Virgilio mi indicò un uomo avvicinarsi su una piccola imbarcazione. La lunga barba bianca e la pelle avvizzita lo rendevano assai vecchio nelle fattezze, ma la forza che sprigionava dai suoi colpi di remo mal si addiceva a un uomo di età avanzata.
Vicino che fu alla riva, l’urlo di Caronte che richiamava a sé i dannati riecheggiò raccapricciante come un ruggito.
Osservai atterrito i morti attorno a me gridare la loro rabbia in indicibili bestemmie, consapevoli di essere destinati a un’eternità di sofferenze.
Quando Caronte iniziò a colpire col suo remo i dannati costringendoli ad accalcarsi sulla sua misera barca, Virgilio mi prese delicatamente la mano: - Ora saprai - mi disse.
Un dolore tanto violento da farmi crollare a terra. Dalle nebbie dell’incoscienza riaffiorano i miei compagni usurai e la porta del mercante la sera precedente. La richiesta di denaro e l’uomo che urla maledicendomi. Le lame dei pugnali e il calore del sangue che chiazza la mia veste. Il suo ghigno mi accompagna mentre perdo i sensi.
Come se sentissi ancora il dolore della ferita al petto, tornai improvvisamente in me, avvertendo il dondolio sotto i piedi. Stretto in una folla soffocante, riuscii con fatica a volgere alle mie spalle uno sguardo terrorizzato. Sulla riva dell’Acheronte, impassibile alle mie urla disperate, Virgilio mi osservava mentre mi allontanavo.