In memoria di Teseo

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2014 - edizione 13

Aveva appreso a proprie spese che sfidare il soprannaturale era pericoloso, specialmente se provocato con durante le sedute spiritiche. La curiosità lo aveva portato a scoprire quanto fosse terribile l’ignoto. I mostri della letteratura dovevano restare ben separati da quelli nati dai racconti popolari e dalle fantasie di scrittori.
Se avesse studiato con attenzione la mitologia greca, avrebbe saputo che Asterione era il nome proprio del mostro dalla testa bovina, fagocitatore di indifesi fanciulli. Non riusciva più a sopportare le urla strazianti delle giovani vittime che ogni anno finivano nello stomaco dell’insaziabile mostro.
Nel suo villaggio i ragazzi sarebbero presto scomparsi senza lasciare tracce. Non voleva pensare che la stessa atroce sorte sarebbe spettata ai suoi figli. La promessa di servire il mostro per non essere sacrificato, non poteva reggere a lungo. La polizia avrebbe presto scoperto la sua attività di macabro cacciatore.
Parcheggiò il furgoncino nella rimessa dietro la sua villetta e iniziò a scaricare i fanciulli che giacevano narcotizzati nel portabagli, sporchi di polvere rossa. Le mani gli tremavano per la stanchezza. Non era sicuro che il suo piano avrebbe funzionato.

Dopo aver sistemato i ragazzi nella grossa vasca che il mostro usava come piatto, cercò riparo dietro un muretto, tappandosi le orecchie per non sentire il rumore delle ossa che i denti del Minotauro producevano a ogni morso. Schizzi di sangue rendevano la scena truculenta e raccapricciante.
Pochi secondi dopo l’inizio del pasto, muggiti disperati lo fecero esultare di gioia. Saltò fuori dal nascondiglio con la lancia bene in vista.
Temette di scivolare sul sangue e il miscuglio di peperoncino e bava che imbrattava il pavimento e, con tutta la forza che aveva in corpo, conficcò la picca dritta nel naso del mostro che crollò a terra con grida di dolore.

Giuseppe Paolone

Giuseppe Paolone, classe1981, abruzzese-molisano di origine, vive a Firenze da più di dieci anni, laureato magistrale in Scienze Politiche, ha lavorato per diversi anni per l’università di Firenze e per un quindicennio nell’ambito della ristorazione. Affetto dalla “sindrome di Gutenberg” ama leggere e comprare libri senza ritegno. “Generazione senza fiato” è il suo primo romanzo con lo pseudonimo di “Paul I Borja”. All’attivo, non pubblicato, c’è un racconto natalizio in attesa di essere proposto a eventuali case editrici.