All'inizio sono solo strani giochi di luce e ombre indefinite, un risveglio brusco da uno strano sogno, la paralisi, qualcosa che ti sfiora e una sagoma che si agita ai confini del tuo campo visivo. Abbastanza per provocare insonnia e un comprensibile stato d'ansia e inquietudine, ma niente di più. Provo allora a convincermi che sono solo piccoli cortocircuiti cerebrali dovuti ad ansia e stress, ma non è così. Ben presto le ombre assumono forma e consistenza reali e ogni volta che mi sveglio vedo, seppur per pochi istanti, un piccolo ragno nero corrermi incontro veloce lungo la parete nella penombra, sobbalzo di paura e accendendo la luce lo vedo svanire nel nulla. Notte dopo notte le sue dimensioni aumentano, così come il suo realismo, finché una notte mi sveglio e accendendo la luce vedo un grosso ragno dalle linee tagliate e di un nero lucido salire rapidamente lungo un filo di tela appeso al soffitto. Salto giù dal letto col cuore in gola, scosso da brividi di paura e rimango per forse trenta lunghi secondi a guardarlo come inebetito. Non so cosa mi faccia più paura, se la consapevolezza che è solo un frutto della mia mente, nonostante lo sconvolgente realismo o quel dieci percento di dubbio irrazionale che una vedova nera sia appesa al soffitto della mia camera da letto.
Alla fine, con un insolito atto di coraggio allungo la mia mano tremante e spezzando il filo di tela vedo stupito il ragno che cade e svanisce in una scia di fumo nero prima di toccare il suolo.
Verifico allora attentamente che sul pavimento non ci siano sgraditi ospiti, fossero anche solo provenienti dalla mia mente e dopo forse un'ora mi tranquillizzo abbastanza da riaddormentarmi con la luce accesa.
Poco dopo però mi risveglio in un bagno di sudore e vedo con terrore misto a disgusto un nugolo di ragni neri dagli occhi brillanti, che si accalcano intorno a un ampio squarcio nel mio ventre. Sono sgomento, non provo dolore anche se avverto una puzza disgustosa, vorrei reagire con tutto me stesso, vorrei vomitare, urlare, ma sono paralizzato e non posso far altro che osservarli mentre agitando freneticamente i loro enormi cheliceri pelosi macinano rapidamente un lembo d'intestino, il mio intestino. Poi, vinta improvvisamente la paralisi riesco ad afferrare una biro dal comodino e comincio allora a colpirne quanti più posso, la paura ha lasciato ora il passo alla rabbia e ne ammazzo uno dopo l'altro forse una decina, mettendo in fuga gli altri che scappano in ogni direzione emettendo un intenso stridio. Vengo però colto da un improvviso spasmo e cado dal letto perdendo i sensi, non prima però di vedere un lungo tratto delle mie budella scivolare fuori dall'addome sul pavimento.
Sono sopravvissuto, ma nessuno mi crede. Un mese di terapia intensiva ed un anno di reparto psichiatrico dopo sono di nuovo a casa, ma non ho più pace. A volte vedo i loro occhi baluginare negli angoli bui, li cerco, ma non li trovo. Non spengo mai la luce, non posso spegnerla o mi mangeranno...