Quando riprendo conoscenza sono frastornato. Ricordi frammentari cercano di sopperire al disorientamento, sgomitando tra punte di panico nel tentativo di riallinearsi in memorie coerenti. Invano. Un sinistro presagio mi taglia il fiato corto. Qualcosa di terribile è accaduto. Sta accadendo.
C’è un silenzio innaturale. Mi ci vogliono dieci minuti per trovare il coraggio di muovere i primi passi verso la porta del laboratorio. Coraggio, panico... Parole che rimuovono un po’ del torpore che avvinghia la mia memoria. Sono uno psicologo. Sì, un ricercatore. E stavo svolgendo un esperimento sulle emozioni, su...
Varcando la soglia del laboratorio ottengo la risposta che cercavo, scritta a mano sulla parete del corridoio. Col sangue.
“SI CIBANO DI RABBIA E PAURA”.
Un brivido ghiacciato mi sale lungo la spina dorsale. Le tracce di sangue indicano che chiunque abbia lasciato il messaggio sul muro ha proseguito oltre, verso gli uffici. Seguendo la scia rossa, inizio a percorrere il corridoio. Schegge di vetro, estintori mancanti, barelle ribaltate. Tutto richiama visioni di puro caos. Eppure il silenzio regna sovrano. Rifletto sulla possibilità di interromperlo per pronunciare un “c’è qualcuno?”, ma il mio subconscio, che forse ricorda più di me, mi intima di stare zitto.
I neon illuminano il corridoio, ma gli uffici sono rimasti al buio. La luce di un monitor acceso all’interno del primo attira la mia attenzione. Ed il mio bisogno di capire muove i miei cauti passi al suo interno.
Una crepa attraversa lo schermo. C’è un documento aperto, ma mouse e tastiera non funzionano. Riesco a leggerne buona parte comunque. “... dopo la dose, i soggetti hanno sviluppato un olfatto tale da permettere loro di percepire le catecolamine presenti nei sistemi circolatori altrui. Quando rivelerò che ho scoperto come donare all’uomo il sesto senso, l’empatia, entrerò nella storia.”
Questo è il mio ufficio. Mie parole. C’è un altro paragrafo. Confronto la data dell’intestazione con quella nell’angolo dello schermo. L’ho scritto oggi.
“i soggetti sono cannibali. attaccano chiunque abbia catecolamine in circolo. paura, rabbia, stress innescano produzione di adrenalina, dopamina, e altri ormoni della stessa categoria: catecolamine. esserne terrorizzati o affrontarli con coraggio stimola la loro fame allo stesso modo. Non c’è scampo. Se non”
“C’è qualcuno?” Nel silenzio, la voce femminile sembra vicinissima. Mi ritrovo ad affondarmi le unghie nei palmi nel tentativo di sopprimere un gemito. Tremolante, mi nascondo sotto la scrivania. Come se impedisse a loro di fiutare la mia paura.
“C’è qualcuno? Ho bisogno d’aiuto...”
La donna è sulla soglia.
Ma io non ho paura.
Lei sì.
Io ho caldo.
Sento le gengive umide e la gola secca, il battito che aumenta e le narici che si dilatano.
Ho fame.
Ribalto la scrivania e con due grandi falcate raggiungo la donna. Prima che lei possa rendersene conto, i miei canini le perforano la carotide, ed il suo sangue caldo mi disseta.
La paura ha un sapore così dolce.