Astro d'argento

Racconto per il concorso "Premio Scheletri", 2014 - edizione 6

Camminava nella foresta di notte, lungo un sentiero illuminato dalla luce argentata della luna piena; non si sentiva tranquillo, era la prima volta che vi si avventurava da solo.
A passi veloci stava tornando verso il suo rifugio; gli tornavano in mente i racconti che la madre gli narrava la sera, prima di andare a dormire.
Racconti di creature malvagie che uccidevano senza pietà alcuna, talvolta per cibarsi talaltra solo per divertimento.
E lui ora era solo, solo su quel sentiero.
Ma ad un tratto si fermò: ebbe la netta sensazione che la sua solitudine non fosse più tale.
C’era qualcun altro insieme a lui, qualcuno che si celava nell’ombra.
All’improvviso qualcosa scattò da un cespuglio e gli passò davanti veloce, facendolo saltare.
Osservò la piccola figura che si era fermata dal lato opposto del sentiero, e si rese conto di essersi fatto prendere troppo dalla paura: era solo un coniglio, un piccolo stupido coniglio.
L’animale lo osservò un attimo con curiosità, poi si girò e sparì rapidamente nell’oscurità della foresta.
Lui alzò lo sguardo verso la luna, che sembrava volesse dirgli qualcosa.
Riprese il cammino, ma dopo pochi minuti si fermò.
Aveva sentito un altro rumore, un ramo spezzato da qualcuno... o qualcosa.
Un altro coniglio, pensò.
No, era troppo pesante per essere un coniglio.
Allora, chi o cos’era?
Un altro ramo spezzato gli fece rizzare i peli della nuca.
Non era solo. E stavolta poteva essere un pericolo.

Si guardò intorno, tenendo le orecchie ben tese per capire l’esatta provenienza dei rumori.
Solo silenzio, eppure era sicuro che ci fosse un’altra presenza intorno a lui.
Si incamminò, affrettando il passo, con il cuore che aveva aumentate le pulsazioni.
Era stato stupido ad uscire a quell’ora e da solo, eppure prima o poi sarebbe successo.
Sentiva la sua vita in pericolo, non percepiva alcun suono però era consapevole di essere seguito: era lì, da qualche parte in mezzo agli alberi, che aspettava solo di saltargli addosso.
Era capace di difendersi da questo minaccia?
Gli altri del suo gruppo erano sempre riusciti a salvarsi da queste creature, ora toccava a lui dimostrare di essere all’altezza dei compagni.
Ed ecco che all’improvviso la creatura gli si parò innanzi, sorprendendolo.
Lo attaccò con un bastone, colpendolo ad una spalla; lui si ritrasse dolorante senza difendersi.
L’avversario si avventò nuovamente, ma lui fu più veloce e scartò di lato; la sua mossa confuse il nemico che perse l’equilibrio, cadendo a terra.
Allora non perse tempo e gli balzò addosso, gli bloccò le braccia e lo azzannò alla gola, staccandogli quasi la testa.
Alzò lo sguardo ancora alla luna, ululò con quanto fiato aveva in gola e poi ritornò sul corpo dell’essere umano, per finire il suo pasto.

Giovanni Kaiblinger