Dedica

Quante serate e quanti fine settimana di impegno costante per il suo libro, ma anche quante delusioni di fronte alle troppe risposte negative degli editori. Poi finalmente arriva il momento.
L’accordo è preso. L’opera è stampata. E ancora altri dubbi. Lo scrittore si chiede se il suo lavoro valga qualcosa più degli alberi abbattuti per stamparlo. Si chiede quale e quanto possa essere il pubblico dei suoi lettori, ma soprattutto se questi possano gradire quanto lui ha da offrire.
Da domani inizia la commercializzazione. Questa sera, è prevista la presentazione in anteprima del libro. Il nostro scrittore è per sua natura un artista schivo: un attore vuole il contatto diretto con il pubblico, vive per le apparizioni sul palcoscenico. Uno scrittore, invece, si nasconde nell’ombra: le sue parole sono filtrate dalla carta stampata.
Ma l’editore insiste. E’ irremovibile, lo pone come condizione: deve presentarsi a un pubblico smanioso di conoscerlo.
Lo scrittore è preoccupato. Il suo elemento è la scrittura; di certo non ama parlare in pubblico. Ha paura di risultare impacciato, magari addirittura insignificante.
Però tutto sembra andare per il meglio. Il pubblico lo apprezza. Pende dalle sue labbra. Lo applaude. Il timore lo abbandona: finalmente è più rilassato, anche se ancora in preda all’emozione. Mani si avvicinano e gli chiedono una dedica sulle prime copie del libro, messe in distribuzione proprio al termine della serata.
Alle braccia tese del pubblico verso lo scrittore corrispondono simboliche quelle dello scrittore verso il suo pubblico. Copie del libro che passano di mano in mano. Tutto è andato per il meglio. Tutto è perfetto, almeno fino a quando il pubblico avanza inesorabile.
E lui si sente schiacciato. Gli manca l’aria. Il terrore lo assale, sentimento ben più intenso di prima. La penna gli sfugge di mano, cade in terra, ma gli è impossibile recuperarla. Qualcuno gli afferra un braccio. Il primo morso lo lascia allibito. Il dolore è intenso. Si stacca un lembo sanguinolento di carne. Lo scrittore adesso è veramente in preda al panico. Teme per la sua vita.

Comprende in quel momento com’è caro il prezzo del successo.
Comprende che il pubblico è davvero in grado di ferire.
Ma il dolore dura un istante; la fama è per sempre.
Si abbandona all’abbraccio, si concede a centinaia di bocche fameliche: perché in fondo questo è ciò che ogni autore desidera. Vuole lasciare una parte di sé ai propri lettori. Vuole essere assimilato, nel senso più letterale del termine. Tutto ciò ricambia pienamente l’impegno profuso per la scrittura del libro.
Solo adesso ricorda le parole esatte scelte dall’editore per descrivere quella serata: gli aveva prospettato un pubblico di affamati lettori, ai quali dare in pasto un nuovo scrittore, con la sicurezza che l’avrebbero gradito. Era stato di parola. Ci si domanda ancora cosa abbia scatenato così tanto inusitato appetito da parte del pubblico e così tanta insensata dedizione da parte dell’artista.
Per questo la storia è dedicata a te, caro aspirante scrittore. Perché sono certo che tu conosca tutte le risposte. Perché mi auguro che tu un giorno possa avere un pubblico altrettanto gratificante, pronto a premiare la tua creatività, riconoscendo il tuo sacrificio. Perché già ora i lettori ti stanno aspettando.

Gianluca Ingaramo