Perso nel travaglio della lettura, era troppo faticoso contrastare il ruggito del vento che dalle imposte filtrava tutto il suo male. Scesi le scale irritato sfidando il buio. Potevo contare sulla conoscenza millimetrica delle sporgenze dei gradini, ma alla seconda rampa mi assalì l'angoscia. Un vortice di spiriti malvagi si raggomitolò in un bolo immondo liberando un urlo crescente senza fine. Attesi immobile la fine di quel disperato bolero, ma non arrivava. Mi si raggelò il sangue e divenni spirito perché il mio corpo erano quelle quattro mura funestate e nude. Accesi in una liberazione l'interruttore, non rammentavo la luce scialba e tremai dal terrore ad un'ultima poderosa frustata sul portone. Mi accasciai sul gradone del camino con i muscoli tesi quando, ricordo bene, dalla canna alle mie spalle, il demonio in persona allungò dalla sommità le sue braccia scarne e le estremità adunche mi cinsero il torace in una stretta diafana come morte.
Una coscienza lurida non può celarsi oltre il candore del quotidiano e se mai fosse veritiero il Libro dei Morti e fossi stato di fronte al Giudizio di Osiride, ebbene, avrei visto con i miei occhi il cuore grondante far saltare la stadera; tra truci sofferenze sarei stato divorato dal mostro Ammut. Nessun fuoco potrà mai mitigare quel brivido, nessuna lampada potrà mai ridarmi la luce perché l'anima mia si inarcò dilatata in un tunnel di gemiti mai uditi dall'uomo. Quando le Essenze mi richiamarono a loro non volli accettare di scandire la loro eco, agognando il mondo dei vivi.
Ancora oggi, nei recessi del cuore, porto gli stigmi della battaglia tra potenze oscure cui mi ritrovai nel mezzo. Giuro non sapevo se avrei superato quella notte urlante e senza Dio, voglio lasciare per voi questa testimonianza perché un giorno si sappia cosa mi ha cambiato.