Un tardo pomeriggio d’inferno incombeva sulla minuscola frazione dove sorgeva la chiesetta semidiroccata di san Michele Arcangelo, chiesa che, inspiegabilmente, da anni versava in completo abbandono. La messa vespertina era terminata da qualche minuto. Tre sole persone vi avevano partecipato, tra cui il giovane professor Lenzi, ingegnere nucleare. Ora Lenzi era con padre Giorgio, seduto al tavolo della sacrestia. Padre Giorgio, l’esorcista della diocesi, aveva imposto le mani su Lenzi e pronunciato il sacramentale dell’esorcismo. La calma del ricercatore aveva persuaso padre Giorgio a ritenerlo liberato. <Può andare. Le raccomando la fede e il regolare accostarsi ai sacramenti,> disse l’anziano sacerdote.
<Senza di lei non oso immaginare cosa sarebbe successo,> rispose Lenzi, che durante il periodo della possessione era incitato dal Maligno a provocare una fuga di radiazioni dal laboratorio. Si alzò in piedi e fece per uscire dalla sacrestia.
<Ringrazi Dio, è Lui che l’ha liberata. L’accompagno alla macchina. E’ senza ombrello, e piove a dirotto,> disse padre Giorgio.
<Troppo gentile, padre,> rispose Lenzi.
Quando furono sul sagrato, padre Giorgio aprì l’ombrello. In quel momento, appostato di lato, un uomo vestito di nero, con occhiali scuri, tentò di colpire Lenzi con un pugnale, ma si vide l’accecante balenio di un lampo, e immediatamente si udì il fragore del tuono e uno schianto. L’uomo vestito di nero fu travolto dalla statua di san Michele Arcangelo che, precipitata dal vertice della guglia centrale, lo investì in pieno, trapassandogli il petto con la spada di pietra.
<Dio mio...> balbettò padre Giorgio, poi tolse gli occhiali scuri all’uomo ormai morto, disteso sul sagrato. <E’ il sindaco.>
<Non avevo detto a nessuno che sarei venuto qui...> disse Lenzi tremante.
<Il Demonio glielo ha detto. Ora è finita. Che Dio benedica e perdoni questa tormentata città,> disse padre Giorgio facendosi il segno della croce.