La padrona di casa afferra la mano dell’amica intenta ad ammirare i numerosi souvenir della galassia che adornano l’abitazione.
- Non vedo l’ora di farti vedere il mio nuovo acquisto!
Tremolante come aria arroventata la donna si avvicina al parallelepipedo di cristallo, poco più alto di lei. Reprime a fatica un conato di vomito. Al di là del vetro una creatura con il corpo ricoperto di croste violacee. Gli indumenti sono stracciati, la pelle disseminata da ferite, alcune veri e propri squarci, che non sanguinano. Dalle braccia strappate muscoli e tendini penzolano come flaccidi tentacoli. Il cranio rasato è una calotta ustionata. La postura è inquietante: sembra paralizzato in un passo di una danza sconosciuta ma nello stesso tempo percorso da una tensione, impercettibile ma costante, quasi volesse liberarsi da invisibili catene. L’unico occhio integro la sta puntando come la canna di un folgoratore. Dal fondo della pupilla un bagliore sottile ma intenso conferisce all’orbita scheletrica un magnetismo perverso. La donna ha l’impressione che all’interno della creatura arda la stella dell’odio.
- È... morto?
- No!
- Come può essere vivo?
- Non lo è. È un non morto.
- Da dove sbuca?
- Dal tour del sistema NGC 4818.
- Saturno?
- No, la Terra, uno dei primi pianeti della nostra civiltà. Era evoluto, poi è accaduto qualcosa. La guida l’ha spiegato ma sai che la storia mi annoia. Ora è popolata solo da questi esseri. Li chiamano zombie. È costato tanto, ma era l’unico ricordo interessante che c’era.
- Quell’occhio continua a fissarmi!
- È ossessionato dalla carne viva! Ma non preoccuparti, la cabina è senza dispositivo anti-gravità. Non può muoversi che di pochi millimetri al mese. Qui la gravità è infinitamente superiore a quella della Terra!