- Aiuto, papà!
Bambina mia, perché sei entrata qui dentro?
L'uomo corre, inciampa sui ruderi e sul calcestruzzo sparso tra la polvere; si rialza tra le schegge e i vetri rotti.
- Papà, fa male!
L'ansia del richiamo disperato gli addenta il cuore.
- Ginevraaa!
Ogni istante perso, ogni lacrima versata nell'urlo straziante, è un momento rubato alla vita di sua figlia. Gli stivali si infrangono sul parquet dilaniato, corridoi e sale si alternano nel vuoto spettrale dell'edificio.
Dove sei?
- Aiutooo!
Le scale... devo salire!
Ha perso tempo, si è fatto prendere dal panico proprio come la volta passata. Si è lasciato guidare dalla disperazione e non si è accorto che il richiamo veniva dal piano superiore. Con la vista annebbiata, con le braccia e le mani graffiate e rigate dal sangue, si precipita verso l'atrio.
Un urlo straziante lo inchioda ai piedi della scalinata.
Non di nuovo, no!
Al primo piano trova altre stanze prive di vita, buie e candide nei teloni impolverati che coprono l'arredamento. Il vento mugola entrando dalle imposte infrante: ormai questa è l'unica voce che riesce a percepire.
Perché mi hai lasciato di nuovo?
Uno stridio acuto e lancinante lo assorda, viene sbattuto a terra con violenza. L'esile corpo che l'ha immobilizzato non spiega la forza straordinaria della creatura che lo sovrasta. La bambina emana una luce opaca nella quale riesce a distinguere i lunghi capelli biondi e gli intensi occhi verdi una volta appartenuti alla figlia. Ma ora i ricci sono elettrizzati, e coronano un viso pallido e uno sguardo di puro odio.
- La pagherai per l'eternità! - Le piccole mani si chiudono come una pressa sul suo collo. - Tu mi hai fatto entrare sola in questa casa maledetta e tu mi hai ucciso! Che padre sei?! Maledetto, tornerai qui per sempre: morirai in eterno!