Notte pesante, la sedicesima da quando ho cominciato.
Mi sono abituato alle vertigini, ai rumori ovattati, ai bagliori improvvisi, alla nausea, alla confusione.
Ma stanotte è diverso.
Tremo, qui dentro l'aria sembra rarefarsi, inspiro profondamente ma il cuore perde un battito e l'angoscia aumenta.
Dopo 2 mesi dall'incidente mortale di Susan ho deciso di provare, sperimentare il limite.
Vedere se arriva, dopo.
E' troppo il tempo passato senza dormire e il buio adesso mi spaventa. Ma anche se volessi sospendere non ci riuscirei, il mio corpo è pieno di anfetamine. E' così che mi tengono sveglio.
Il display indica le 3.53 a.m.
Inizio a sudare e perdere lucidità. Mi hanno informato che lo stato alterato di coscienza tipico dell'insonnia permette di vedere "oltre" ma provoca anche sensazioni difficili da sopportare. Allucinazioni irreversibili.
Mi faccio coraggio e cerco di controllarmi. L'ansia decresce, mi lascia il tempo di riflettere.
Posso farcela.
Il dott. Tervon pensa che le notti dopo la decima possono essere proficue. Io sono più avanti.
Resisto e guardo l'oscurità. Voglio capire se c'è qualcosa, dopo.
Con le coperte fino al collo, spalanco gli occhi continuamente, per spronarmi a restare vigile.
Poi...
Susan è lì. Dapprima è uno squarcio luminoso che si apre nell'ombra, poi comincia a definirsi e appare come la conoscevo. E' trasparente e solida nello stesso tempo. Oscilla velocemente tra questi due stati ma rimane immobile. Mi guarda inespressiva.
All'improvviso il malessere aumenta vertiginosamente, le testa comincia a dolere e roteare, ed è allora che mi vomito addosso e sento l'urina calda che mi bagna le gambe. Vorrei alzarmi ma sono troppo debole.
L'ultima cosa che riesco a vedere prima di perdere i sensi è LEI che si divora tutta la stanza.
DECESSO PAZIENTE ORE 4.22 a.m.
CASO n. 85 ARCHIVIATO
Sono nato nel 1977, ho sempre avuto la passione per la lettura e la scrittura. Vivo in provincia di Milano.