L'affetto piu' caro

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2013 - edizione 12

Il fantasma tornò quella notte stessa.
L’esorcismo di Padre Martino non aveva ottenuto l’effetto sperato di allontanarlo per sempre da quella casa.
Egli si rivolse ai coniugi Brandford con voce bassa e minacciosa.
Mi avete mancato di rispetto. Avete insidiato la mia casa con la vostra presenza e avete cercato di sbarazzarvi della mia con i vostri riti religiosi. Per punirvi, domattina mi prenderò l’affetto più caro della vostra unica figlia.”.
Marito e moglie andarono a letto agitati, consapevoli che il giorno seguente uno di loro sarebbe morto e la loro piccola Cecilia sarebbe rimasta orfana del genitore da lei più amato, mentre il sopravvissuto avrebbe così scoperto di non essere il suo prediletto.
Il mattino dopo, i due consorti erano ancora lì, entrambi vivi e sollevati.
L’anatema mortale non si era compiuto.
Ma mentre facevano colazione, dal piano di sopra si udì un urlo disperato.
Balzarono in piedi, allarmati, e videro la figlia correre in cucina con un fagottino pulsante tra le braccia. Il suo siamese era in agonia tra mille spasmi.

- Gigi... Gigi sta male! - gridò, tra i singhiozzi - Mamma, aiutalo!
I genitori guardarono sconvolti la bestia sofferente. Quindi era il gatto l’affetto più caro della loro bambina! Non loro...
Il capofamiglia prese il micetto dalle mani della figlia e lo scosse piano.
Gigi si lamentò e con un ultimo sussulto vomitò sangue e denti sull’uomo, inzuppandogli la camicia. Colto di sorpresa, il signor Brandford guardò prima la macchia sul suo completo da ufficio e poi il felino che, con gli occhi spalancati e vitrei e la bocca sanguinante e sdentata, non respirava più. Cecilia scoppiò a gridare.
La macchia di sangue si allargò sul petto del padre, mentre lui, vedendo sua figlia disperarsi per la morte del micio, avvertì il proprio cuore sanguinare.

Leonarda Fiorino