Quello non è un mal di testa, è un'esplosione nucleare dentro alla scatola cranica.
Damiano fruga frenetico nell'armadietto del bagno. Dove ha messo le aspirine?
Getta un'occhiata distratta allo specchio e si ferma, una bestemmia impigliata tra i denti.
C'è un bozzo grosso come un pugno sulla sua fronte.
Ma che cazzo, borbotta Damiano, e non va oltre perché in quel momento il bozzo si muove, strappandogli ogni funzione neurologica. Senza nemmeno accorgersene, Damiano rovina sul tappeto.
Ormai estraneo al dolore, sente il bozzo farsi strada verso il naso, che si contorce e si spezza con uno scoppiettio di ramo secco.
La pelle si tende, ma non è abbastanza elastica. La narice destra si apre in due come una zip.
Il cervello, lucido di sangue e di muco, esce dal naso devastato. Con indifferenza, scende dalla faccia del suo padrone e guizza festoso verso il corridoio.
È assurdo, penserebbe Damiano se fosse ancora capace di pensare.
La signora Marchesato, gazzettino ufficiale del quartiere, abbandona il cruciverba non appena sente la sirena. Si affaccia alla finestra e vede un'ambulanza che parcheggia davanti al condominio di fronte.
La sciatica non le permette di essere veloce come vorrebbe. Quando arriva sul posto, un capannello di curiosi sta già supervisionando l'operato dei paramedici. Tra loro c'è il ragionier D'Agnello.
"Cos'è successo, ragioniere?" rantola la signora Marchesato, avida di notizie e di ossigeno.
"Il figlio dei Benetti. Sa, quello laureato in ingegneria," dice D'Agnello. "È stato colpito da quella malattia nuova. La fuga dei cervelli," aggiunge abbassando la voce.
"Che disgrazia! Povero ragazzo!" dice la signora Marchesato.
"Era disoccupato da due anni," osserva una signora coi capelli cotonati.
"È il quinto caso, questo mese," si intromette un vecchietto.
"Che disgrazia!" ripete la signora Marchesato, e da brava cristiana si fa il segno della croce.